Presidente Interpol sparito in Cina: “E’ sotto indagine”

Meng Hongwei, in un intervento dal podio dell'Interpol
Meng Hongwei, Presidente Interpol sparito in Cina

PECHINO. – Il presidente dell’Interpol Meng Hongwei è sparito dal 29 settembre, durante un viaggio in Cina: la scomparsa, segnalata dalla moglie alle autorità di Lione dove ha sede il coordinamento di polizia di 192 Paesi, più di quelli dell’Onu, ha spinto la magistratura francese a vederci chiaro.

Il South China Morning Post, citando una sua fonte, ha dato in serata la possibile soluzione: Meng, vice ministro di Pubblica sicurezza cinese, è stato preso in consegna e “portato via” per essere interrogato dalle autorità disciplinari – verosimilmente dall’anticorruzione – “non appena atterrato in Cina”, la scorsa settimana.

Il quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, rilevato dal fondatore di Alibaba Jack Ma e ben informato sulle vicende di Pechino, ha aggiunto che non è chiaro il motivo delle indagini sull’alto funzionario di 64 anni, né dove si trovi adesso. Con una carriera nella sicurezza, Meng è entrato in contatto con i leader a capo del settore considerato strategico per assetti e controllo del Paese, ma allo stesso tempo ritenuto sinonimo di corruzione, opacità e abusi dei diritti umani.

E’ verosimile, pur senza accuse pubbliche, che abbia lavorato con l’ex zar della sicurezza e membro del Comitato permanente del Politburo, Zhou Yongkang, condannato al carcere a vita per corruzione. Zhou è tra le prede di più alto profilo della lotta anticorruzione a “tigri e mosche” lanciata dal presidente Xi Jinping.

L’Interpol ha fatto sapere di essere a conoscenza della “presunta sparizione” del suo presidente e che la questione era all’esame delle autorità di Francia e Cina. A sorpresa, Meng era diventato capo dell’organizzazione, il primo della Repubblica popolare, nell’assemblea annuale del 2016 con mandato fino al 2020. La sua nomina era stata accolta con timori da accademici e attivisti dei diritti umani sui timori di possibili abusi verso dissidenti e fuggitivi cinesi.

Nel 2014, la Cina diffuse la lista rossa dei 100 personaggi più ricercati scappati all’estero: ad aprile 2017, l’Interpol trasmise la richiesta di Pechino sulla cattura del tycoon Guo Wengui, rifugiatosi a New York, accusatore dell’ex boss anticorruzione Wang Qishan, fedelissimo di Xi e da marzo suo vicepresidente.

A settembre 2017, all’86/ma assemblea annuale tenuta non a caso a Pechino per salutare la nuova “conquista”, fonti dell’organizzazione avevano detto all’ANSA che le preoccupazioni non erano giustificate essendo la gestione reale dell’Interpol nelle mani del segretariato generale. Nel suo discorso però Meng aveva posto l’accento sull’importanza della cooperazione internazionale e sulla lotta al cybercrimine.

Sul sito del ministero di Pubblica sicurezza Meng è ancora menzionato come vice ministro, mentre risulta non più titolare da aprile del seggio nel comitato del Pcc ministeriale, consesso di decisioni reali: un fatto che potrebbe essere la vera spia dell’inversione delle sue fortune. L’ultimo impegno menzionato, non a caso, è del 23 agosto ed è di tono minore: incontrò Lai Chung Han, un secondo segretario permanente di Singapore.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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