Mattarella firma il decreto sicurezza e ricorda gli obblighi della Costituzione

Mattarella e Salvini si stringono la mano.
Incontro Mattarella e Salvini durante le consultazioni per la formazione del nuovo governo (Archivio ANSA)

ROMA. – Via libera ma non del tutto. Dopo 10 giorni dal varo in Consiglio dei ministri il tormentato decreto sicurezza vede la firma del presidente della repubblica. Ma non solo: Sergio Mattarella accompagna il via libera al decreto con una breve ma chiara lettera al premier Giuseppe Conte.

Missiva che contiene un secco richiamo alla Costituzione e alla forza primaria della Carta e dei Trattati internazionali che vincono sulle leggi ordinarie, la cosiddetta gerarchia delle fonti del diritto. Gerarchia che si presume possa essere spesso richiamata in una materia delicatissima che impatta sui diritti umani e sfiora disposizioni più generali contenute in una serie di Trattati internazionali firmati negli anni dall’Italia.

Il capo dello Stato ha citato espressamente l’articolo 10 della Costituzione che così esordisce: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”.

Si tratta di un messaggio nero su bianco a futura memoria che ricorda quale è il perimetro da non superare, si osserva al Quirinale. E che, sottolineano invece fonti parlamentari, rappresenta anche un autorevole “memo” per i magistrati che si trovassero a dover interagire con le norme più controverse del provvedimento.

Il decreto sicurezza è uno dei cavalli di battaglia di Matteo Salvini che oggi brinda per la firma presidenziale. E ora il ministro dell’interno – spiegano fonti del Viminale – non ha alcun interesse (né motivo) per innescare tensioni con il capo dello stato. Linea prudente confermata anche da palazzo Chigi dove si affrettano a confermare che il governo rispetterà pienamente gli obblighi costituzionali.

Mai provvedimento è stato analizzato, modificato e ritoccato come questo. Le sue bozze sono passate nervosamente dagli uffici tecnici del Viminale a quelli di palazzo Chigi, giungendo anche in più versioni al Quirinale. Fondamentale per il compromesso odierno (che non scontenta il ministro dell’Interno e non apre un altro fronte di scontro tra Lega e Quirinale) è stato l’incontro tra Mattarella e Salvini.

Quest’ultimo convocato al Colle per un chiarimento che doveva restare riservatissimo, ma così non è stato. Colloquio peraltro cordiale – sottolineano tutte le fonti – che ha rappresentato solo l’ultimissimo tassello di un puzzle di interlocuzioni avute durante la macchinosa stesura del decreto. Provvedimento osteggiato dalle opposizioni e visto malissimo dal mondo cattolico e che per forza di cose doveva essere bonificato di alcune forzature costituzionali e depurato nella scrittura di alcuni passaggi.

“Rapporti cordialissimi con il Colle”, assicurano ora dal Viminale dove si definisce la firma di Mattarella “un successo politico che fa dimenticare gli spifferi sulla presunta freddezza del Quirinale”. Sgombrato il campo dal decreto sicurezza ora si allargano gli spazi per la battaglia sulla manovra.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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