Can Dundar, il reporter nel mirino del Sultano turco

Primo piano di Can Dundar
Il giornalista turco Can Dundar

ISTANBUL. – Recep Tayyip Erdogan non aveva usato mezzi termini: i responsabili di quell’articolo pagheranno “un caro prezzo”. Era la vigilia delle elezioni del giugno 2015 in Turchia, e uno scoop pubblicato dallo storico quotidiano laico Cumhuriyet sul trasporto nella Siria in guerra di armi su tir dei servizi segreti di Ankara provocò un terremoto politico. Fino ad allora, il governo aveva sempre sostenuto di aver inviato solo aiuti umanitari. A firmare l’inchiesta fu il direttore Can Dundar, finito subito nel mirino di una feroce campagna denigratoria.

Pochi mesi – il tempo per il Sultano di tornare a blindare il potere con un voto anticipato – e la minaccia si è trasformata in realtà. Per Dundar e il suo caporedattore Erdem Gul si sono spalancate le porte del carcere: 92 giorni in cella con accuse di spionaggio e terrorismo. Una vicenda che ha poi portato anche all’arresto del deputato dell’opposizione laica Chp Enis Berberoglu, ritenuto la fonte dello scoop, la cui pena è stata di recente sospesa fino a fine mandato.

Quando a maggio 2016 è arrivata la condanna in primo grado a 5 anni e 10 mesi per rivelazione di segreto di Stato – preceduta di poche ore da un misterioso attentato a colpi di pistola proprio davanti al tribunale di Istanbul, a cui è sfuggito per un soffio – Dundar si è convinto di non poter trovare giustizia in Turchia. Alla vigilia del fallito golpe, si è rifugiato in Germania, dove ha fondato un nuovo portale di informazione: ‘Ozguruz’, siamo liberi.

Alle spalle si è lasciato la moglie Dilek, a cui è stato ritirato il passaporto, e i colleghi di una redazione nel frattempo martoriata da decine di altri arresti e processi. Fino a oggi, quando Erdogan ha chiarito a tutti di non averlo mai dimenticato.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

Lascia un commento