Contro le aggressioni i medici chiedono aiuto a Salvini

Due medici camminano davanti al posto di accettazione di un ospedale.
Due medici camminano davanti al posto di accettazione di un ospedale.

ROMA. – La morte di Giovanni Palumbo, medico legale di Sanremo ucciso per una perizia medica che escludeva da un risarcimento l’omicida, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I camici bianchi non ci stanno a fare la parte del facile bersaglio di aggressioni e violenze continue. E non sono neppure pienamente soddisfatti del disegno di legge che introduce disposizioni in materia di sicurezza per gli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni, approvato in Consiglio dei ministri.

Così, da una parte si rivolgono con una nota direttamente al ministro dell’Interno Matteo Salvini affinché “garantisca ai medici di operare in condizioni di piena sicurezza”. E dall’altra chiedono integrazioni al testo presentato dal ministro della salute Giulia Grillo, che per altro ringraziano, e approvato in Cdm. A cominciare dal ripristino dei posti di polizia nei pronto soccorso, al trasferimento delle guardie mediche in strutture protette.

La misura più rilevante e accolta con soddisfazione dalla Federazione nazionale dell’Ordine dei medici chirurghi e odontotiatri (Fnomceo) riguarda l’integrazione dell’art. 61 del codice penale, con l’inserimento di un’ulteriore “aggravante per chi commette violenza o minaccia a danno degli esercenti le professioni sanitarie, in ogni circostanza e contesto, compreso quello privatistico”.

L’altra disposizione individua l’istituzione, presso il Ministero della salute, dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie. E dovrà monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni degli operatori sanitari; “proporre al Ministro della Salute l’adozione di misure per ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti e, infine, verificare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione previste dalle vigenti disposizioni a garanzia dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Su questo punto la Fnomceo chiede al ministro Grillo di avviare, in collaborazione, una campagna di comunicazione per promuovere le professioni sanitarie e “di far parte dell’Osservatorio per esercitare il ruolo che la legge riserva agli Ordini per tutelare l’interesse pubblico attraverso la professione medica”.

Secondo la stima della Fiaso, la Federazione di Asl e Ospedali, sono 3 mila ogni anno le aggressioni a medici e personale sanitario. All’Inail entro il mese di aprile sono stati denunciati 1.200 casi. Ma non tutti denunciano, e proprio per consentire la procedibilità di ufficio per questi reati, da più parti era stato proposto di equiparare la figura del medico a quella di pubblico ufficiale. Il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario coinvolge anche gli infermieri.

“Con 1200 episodi l’anno, l’Italia si colloca in una situazione di allarme sociale con un’incidenza di tre episodi al giorno e un livello di gravità che va dalle percosse fino ai tentativi di stupro”, denuncia il sindacato autonomo degli infermieri Nursing up, secondo il quale “a seguito della diffusione di questi dati, non si sono approntate misure adeguate alla gravità del fenomeno”.

(di Silvana Logozzo/ANSA)