Prix Italia: l’arte in salvo nella Grande Guerra

Il logo di Prix Italia 70. Grande Guerra
Ugo Ojetti e i Monuments Men contro nuove armi di distruzione

CAPRI. – Nei 41 mesi, dal maggio 1915 al novembre 1918, nei quali l’Italia ha conosciuto gli scenari dolorosi e catastrofici della Grande Guerra, il patrimonio culturale è in pericolo come mai in precedenza. Armi nuove, moderne, con un potere offensivo mai visto prima, come le mitragliatrici, le bombe dell’aviazione, costringono anche i monumenti e le opere d’arte a indossare la “divisa da guerra”.

Una storia raccontata dal documentario di Maura Calefati e Lucrezia Lo Bianco per la regia di Stefano Lorenzi “Il patrimonio in divisa da guerra”, presentato in anteprima al 70° Prix Italia. Il documentario – che propone anche interventi dello storico Mario Isnenghi e della storica dell’arte Marta Nezzo e che andrà in onda il 27 ottobre alle 21.10 su Rai Storia, in attesa della puntata che celebrerà il 3 novembre la fine della Grande Guerra – fa parte della nuova serie “Italia: viaggio nella bellezza”, realizzata da Rai Cultura in collaborazione con il Mibac, con più di 50 puntate all’attivo in quattro anni.

“E’ un tema di grande attualità – afferma Silvia Calandrelli, direttrice di Rai Cultura – perché ancora oggi l’obiettivo di una guerra o dei terroristi è quello di cancellare le radici culturali di un paese colpendo i monumenti. Qui si mescola il concetto di tutela e di salvaguardia dei monumenti che sono storia e memoria del Paese e Ugo Ojetti si preoccupa di salvare questi beni e di raccontarlo”.

Nel 1914, l’invasione della Francia e del Belgio da parte dell’esercito tedesco è accompagnata da gravi ripercussioni sul patrimonio storico-artistico e la distruzione della grande cattedrale gotica di Reims scuote l’Europa. L’Italia, a pochi mesi dalla sua entrata in guerra, si preoccupa così per la prima volta di mettere in sicurezza il suo patrimonio.

Lungo la linea del fronte parte dunque una campagna di tutela che vedrà protagoniste le città d’arte più a rischio, come Venezia (con le immagini del ‘salvataggio’ della Basilica di San Marco e dei suoi cavalli), Padova, Treviso, ma anche le opere conservate nelle chiese di campagna, nei paesini, nelle case private. Un enorme lavoro di pianificazione, catalogazione, messa in sicurezza, trasporto e poi, una volta finita la guerra, di documentazione, restituzione, ricollocazione e risarcimenti. In tutto quasi sei anni di lavori.

Coordinatore e narratore di questa vicenda, l’intellettuale e giornalista Ugo Ojetti con i suoi ‘Monuments Men’ che ha lasciato nei suoi scritti della pagine memorabili sul clima di quegli anni. “E’ un progetto nato per raccontare tutte le storie poco note di tutte le realtà museali e archeologiche di questo paese, che non siano gli Uffizi o la Galleria Borghese, noti al grande pubblico – sottolinea Calandrelli -. Inoltre tutte le puntate sono girate in alta definizione, senza conduttore per veicolarle anche all’estero, con rigore scientifico e con il contributo di esperti del settore”.

(dell’inviato Michele Cassano/ANSA)