L’Ira di Conte sul decreto Genova, consiglio di guerra M5S

Un'immagine del ponte Morandi a Genova durante il tramonto.
Un'immagine del ponte Morandi a Genova durante il tramonto. (ANSA)

ROMA,. – Un solo nodo, quello delle coperture, e due provvedimenti chiave: il decreto Genova e la legge di bilancio. Il M55 e il governo giallo-verde si ritrovano a battagliare sue due fronti cruciali e almeno sul decreto emergenze, incappano in un nuovo braccio di ferro con le strutture tecniche del Mef. Il problema, proprio come era accaduto con il decreto dignità, sta nell’indicazione delle coperture su cui la Ragioneria di Stato trova diverse incompletezze.

In serata lo stallo sembra sciogliersi, con il decreto che, assicurano a Palazzo Chigi, ha tutte le coperture adeguate e sarà bollinato nelle prossime ore. Ma lo stop crea sconcerto e nuova irritazione del premier Giuseppe Conte, del M5S e anche nella Lega tanto che il viceministro Edoardi Rixi, in tv, non esita a puntare il dito alla Ragioneria di Stato affermando che il dl è lì addirittura dal 21 settembre.

Ma è nel Movimento, che da tempo cerca di intestarsi il decreto Genova e soprattutto l’esclusione di Autostrade dalla ricostruzione del ponte, che il nuovo braccio di ferro con i tecnici trova maggiore irritazione dopo la ricucitura registrata con l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco.

Del resto, il punto delle coperture assilla il M5S anche sul fronte del reddito di cittadinanza. In serata Di Maio convoca un “consiglio di guerra” ad hoc con i ministri pentastellati: sul reddito di cittadinanza, è il suo messaggio, non sarà fatto alcun passo indietro. Anche se resta il nodo della platea, con la Lega che punta a ridurre destinatari e periodo di recepimento del reddito. Nella riunione convocata da Di Maio si parla di questo, tenendo presente che le maglie del deficit, rispetto a qualche giorno fa si sono allargate.

Al Colle, in queste ore, il trend che si registra è che l’argine resta al 1,9% non è un decimale a cambiare tutto se questo viene spostato nell’ambito del dibattito di un Parlamento sovrano. L’attenzione, semmai, si concentra sulla composizione della manovra: non tutte le misure, si sottolinea, vengono infatti lette allo stesso modo dai mercati.

Al Quirinale arriverà nei prossimi giorni il dl Salvini. E anche lì l’attenzione sarà massima. Non c’è nessuna merce di scambio tra legge di bilancio e decreto Salvini, si osserva infatti al Colle, dove è facile intuire che nei contenuti il decreto nella sua etica non piaccia personalmente al presidente Sergio Mattarella. Il capo dello Stato non può far diventare bello un decreto che è brutto, si spiega infatti al Colle precisando, tuttavia, che sull’immigrazione la linea politica spetta al governo: se saranno stati accolti i rilevi di costituzionalità il capo dello Stato non potrà che promulgare il decreto.

La misura, poi, comincerà il suo iter al Senato: la strategia di Salvini è infatti blindare il suo decreto dai malumori del M5S portandolo a Montecitorio – dove l’ala che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico è più corposa – con tutte le eventuali modifiche già apportate a Palazzo Madama, sove i tempi sono anche contingentati. L’intenzione è non mettere la fiducia sul dl ma, alla Camera, di fronte all’emergere dell’ostruzionismo l’ipotesi è tutt’altro da escludere.

(di Michele Esposito/ANSA)