Bri: “Incertezza politica su Italia, spread piega le banche”

Bri, la "Banca centrale delle banche centrali"
Bri, la "Banca centrale delle banche centrali"

ROMA. – Un mondo sempre più diviso con gli Stati Uniti in testa, alcuni paesi emergenti in crisi e un Cina sullo sfondo in possibile rallentamento. E le banche centrali, protagoniste indiscusse negli ultimi anni, oramai senza più munizioni per fare fronte alle prevedibili nuove turbolenze in arrivo.

La Bri, la ‘banca centrale delle banche centrali’ nel suo rapporto trimestrale descrive con crudezza la situazione sui mercati vista negli scorsi mesi , già peraltro da essa stessa prevista, e le prospettive future. Nel mezzo l’Italia che, per via delle sue “incertezze politiche” dovute all’esordio del governo e all’incognita sulle sue scelte di bilancio, ha già sofferto i colpi più forti dai mercati fra i paesi europei.

L’aumento dello spread, rileva la Bri, acuisce ancora una volta il perverso legame debito pubblico-istituti di credito in grado di alimentare il circolo vizioso visto negli scorsi anni nel picco della crisi. E non a caso le azioni degli istituti di credito italiani sono quelle che hanno perso di più in Borsa seguite da quelle francesi e spagnole, che hanno esposizioni nel nostro paese, Il capo economista, l’italiano Claudio Borio, si sofferma così sul caso del nostro paese.

L’allargamento dei differenziali con il Bund tedesco, “riflette i timori degli investitori sulle incertezze politiche future, specialmente riguardo le possibili politiche di bilancio del nuovo governo”. L’Italia è stata protagonista, ricordano gli analisti dell’istituto basato a Basilea, di una serie “di episodi idiosincratici di stress del mercato obbligazionario” innescati a metà maggio con la famosa bozza (poi sconfessata) del contratto di governo dove si parlava di cancellare il debito detenuto dalla Bce.

E che l’Italia sia un caso a parte rispetto a un generale movimento dei mercati innescato dalle politiche Usa il rapporto lo sottolinea citando lo spread del titolo a due anni italiano che, in occasione della crisi turca, si è allargato molto più dei titoli degli altri paesi europei. Certo, riconosce la Bri, dopo l’impennata di 200 punti di fine maggio, lo spread, rimane ora sotto i livelli della crisi.

E così la crescita del differenziale se certo non fa aumentare la rata del mutuo, ha un effetto negativo sulle banche alcune delle quali ancora in convalescenza (ma anche le sane ne risentono come ad esempio ha fatto notare più volte l’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina).

Sulle banche, sottolinea la Bri, lo spread pesa in maniera diretta a causa dell’indebolimento del loro capitale per via delle perdite sul valore dei Btp in portafoglio e in maniera indiretta a causa di condizioni di finanziamento più difficili che scontano quando cercano capitali sul mercato. E il futuro, indipendentemente dalle scelte o le incertezze dell’Italia, è incerto. Le decisioni di politica fiscale e monetaria degli Stati Uniti, il rafforzamento del dollaro, le tensioni commerciali e i segnali di un rallentamento in Cina sono tutti elementi di incertezza.

Per i paesi emergenti, ma non solo, è uno scenario difficile. E come rileva Borio “con tassi d’interesse insolitamente bassi e i bilanci delle banche centrali ancora eccezionalmente gonfi, rimangono poche medicine disponibili per rimettere in salute il paziente”.

(di Andrea D’Ortenzio/ANSA)