Toninelli: “Pronto decreto Genova”. Rischio guerra legale

Vista spezzone del ponte Morandi crollato a Genova.
Vista spezzone del ponte Morandi crollato a Genova.

ROMA. – “Il decreto è pronto, sarà in Gazzetta ufficiale nelle prossime ore”, dice il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, annunciando il passaggio con cui il provvedimento entrerà in vigore, sebbene suscettibile di modifiche in Parlamento durante la fase di conversione in legge. Ma in ambienti parlamentari si ragiona sul fatto che il testo sulla ricostruzione del ponte di Genova non sarebbe stato ancora inviato al Quirinale.

Non solo. Il decreto rischia di scatenare una guerra legale con Autostrade, dall’esito incerto per lo Stato. Perché in base alla concessione in essere, contratto di diritto comunitario che il decreto non ha revocato, Autostrade ha l’obbligo e il diritto di ricostruire il viadotto crollato. Non a caso il ministro dell’Interno Salvini auspica che “i dirigenti di Autostrade, se hanno un cuore, evitino cavilli e ricorsi”.

Ma la società starebbe già affilando le armi, pronta a deporle se si profilasse un negoziato. Cioè se il governo indicasse le società che vuole sul campo per la ricostruzione, lasciando la gestione della partita ad Autostrade, a cui la concessione consente di affidare senza gara una quota dei lavori pari al 40%, percentuale che ricomprende ampiamente il ponte.

La strada intrapresa col decreto è un’altra ed espone a molti ostacoli. Nelle dichiarazioni pubbliche il governo ha più volte citato Fincantieri per la ricostruzione, che tra l’altro, secondo alcuni giornali, non avrebbe le certificazioni adatte. Il nome di questa società non è nel provvedimento. C’è scritto però che il commissario straordinario – il cui profilo non è noto, ma circola quello del giurista Alfonso Celotto che ha appena lasciato l’incarico di capo di gabinetto del ministero della Salute – potrà avvalersi “delle società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico”, come Fincantieri.

Ma come affidare lavori senza una gara, bypassando norme nazionali e comunitarie? Un passaggio di questo genere, a quanto filtra, solleverebbe forti perplessità anche negli uffici dell’Anac, finora non coinvolta nel dossier. I bene informati raccontano che nelle ultime ore il capo di gabinetto di Toninelli sarebbe volato a Bruxelles per avere indicazioni; dalla Commissione sarebbe arrivato il suggerimento di avviare una procedura ristretta con un preavviso al mercato per le manifestazioni di interesse: tra chi si fa avanti se ne indicano 5, poi sceglie una commissione aggiudicatrice.

Tempo per chiudere l’iter: 30 giorni. Il decreto Genova non contempla questa possibilità, ma in Parlamento, durante la fase di conversione, potrebbe essere inserita. L’altro quesito che starebbe circolando al ministero è se sia possibile escludere Società Autostrade anche da una procedura ristretta.

Insomma, che il governo voglia la società fuori dalla ricostruzione non è un mistero. Ma farlo per decreto dando al commissario straordinario il potere di affidare i lavori senza gara, magari a una società che non che ha le certificazioni necessarie, potrebbe diventare un boomerang: Regione e Comune temono un rallentamento dei lavori (“il governo si sbrighi, non tolleriamo ritardi”, ha ribadito Toti).

Autostrade, invece, è pronta a far leva su una violazione del legittimo affidamento e delle norme europee. Tecnici e legali starebbero anche valutando un altro profilo di danno: un affidamento dei lavori ad altro soggetto imprenditoriale potrebbe indurre molti investitori, azionisti e obbligazionisti, a spostarsi da Atlantia, società quotata che controlla Autostrade, al nuovo destinatario della ricostruzione. Se poi si arrivasse a una revoca della concessione la Cgil stima in 7mila i posti di lavoro a rischio.

(di Eva Bosco e Alessandro Carlevaro/ANSA)