Rientra in Italia la ragazza portata in Pakistan

Primo piano di una ragazza con velo: Portata in Pakistan con l'inganno
Viveva in Brianza,"voglio tornare".

MONZA. – La bandiera italiana dietro le spalle, quasi a proteggerla e un timido sorriso, mentre nella nostra ambasciata a Islamabad, in Pakistan, attende di essere chiamata per il volo che la riporti nel Paese che lei ha scelto come “casa”, l’Italia. Questa la prima nitida immagine, diffusa dalla Farnesina, di Memoona Safdar, 23 enne pakistana riportata in patria dalla sua famiglia con l’inganno dopo averla costretta ad abbandonare la scuola che frequentava in Brianza, poi lasciata in Pakistan dopo essere stata privata dei documenti necessari al rientro perché frequentava un uomo non gradito al padre.

E’ stata Memoona, di suo pugno, a inviare una lettera alla sua ex scuola, un istituto tecnico di Cesano Maderno (Monza), nel luglio scorso, per raccontare quanto le sarebbe accaduto. Raggiunta dall’ANSA al telefono nei giorni scorsi, la giovane ha ribadito il racconto che aveva messo per iscritto alla scuola, aggiungendo che i suoi genitori non accettano l’uomo che lei ha scelto di amare, perché nel suo paese “una giovane non può scegliere da sola la persona con cui stare”.

La sua famiglia racconta però una storia diversa. Dice di non aver mai proibito alla ragazza di studiare e di non volere il suo “uomo” in famiglia, perché pericoloso. A spiegarlo, nel salotto dell’abitazione di Bovisio Masciago dove anche Memoona viveva, è stato suo fratello Radu. “Non volevamo il suo uomo nella nostra famiglia perché non è una bella persona, è pericoloso, non è vero che non volevamo studiasse – sottolinea l’uomo – Lei ha voluto andare in Pakistan, poi voleva tornare, mio padre le ha detto che non avremo accettato lui, e lei lo ha sposato”.

Radu racconta che “si erano conosciuti da bambini, forse poi il contatto in rete non lo so. A un certo punto lei ha detto di voler andare in Pakistan, nonostante mio papà le avesse detto che qui poteva avere un futuro migliore”. Il giovane, sua madre sempre in cucina durante il colloquio e il papà a riposare dopo il turno di notte, aggiunge che “mio padre le ha detto che le avrebbe pagato il biglietto di ritorno, purché non stesse più con quell’uomo, nella nostra zona in Pakistan anche i bambini sanno chi sia. Il problema era tutto lì”.

Rispetto ai documenti sottratti alla sorella, Radu nega, poi ha concluso “sono contento che torni in Italia, basta che non porti lui in famiglia”.

Allertata dalla Prefettura, la Farnesina si è attivata, anche grazie all’interessamento del vicepresidente della commissione Esteri Paolo Grimoldi, organizzando il rientro della giovane, previsto all’aeroporto di Milano Malpensa. Una notizia confermata “con grande soddisfazione” dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che, spiegano dalla Farnesina, si è interessato personalmente del caso.

“Il positivo esito, che ha posto fine a una grave violazione dei diritti fondamentali della giovane donna, è stato reso possibile, a seguito del personale interessamento del ministro, dall’efficace azione della nostra Ambasciata a Islamabad in stretto raccordo con la Farnesina”, ha spiegato in una nota il ministero degli Esteri.

(di Valentina Rigano/ANSA)