Migranti: 140mila sbarchi in meno, un miliardo di risparmio

La copertina del dossier "Migranti: sfida all'integrazione". Migranti
La copertina del dossier "Migranti: sfida all'integrazione"

MILANO. – In Italia ci sono stati quasi 140mila sbarchi in meno in dodici mesi, a partire dal luglio 2017, rispetto alla previsione media basata sugli anni precedenti. Un calo dei flussi migratori che ha generato un risparmio per le casse dello Stato italiano pari a un miliardo di euro. Per i prossimi anni, in base al costo medio giornaliero pro-capite per l’accoglienza di 35,9 euro per ogni migrante e ipotizzando che il calo in corso rimanga costante, la stima media del risparmio è di 1,9 miliardi di euro.

Sono alcuni dei dati emersi dallo studio ‘Migranti: la sfida dell’integrazione’, dell’Ispi (l’Istituto per gli studi di politica internazionale) e della Ong Cesvi, presentato a Palazzo Clerici a Milano. Si tratta di un somma che, secondo lo studio, se venisse reinvestita in adeguate politiche di integrazione, come il lavoro e l’istruzione, ridurrebbe i costi futuri, come ad esempio gli assegni di disoccupazione, e produrrebbe maggiori benefici: un reddito più alto, maggiori consumi e maggiori entrate fiscali.

“Le politiche per l’integrazione ben finanziate sin da subito sono le uniche in grado di evitare che rifugiati e richiedenti asilo siano un peso di lungo periodo sulle casse dello Stato”, ha spiegato uno degli autori della ricerca, Matteo Villa. Una simulazione dell’impatto sulle finanze pubbliche di un aumento della spesa per l’integrazione degli stranieri in Europa calcola che, in caso di investimenti doppi rispetto a quelli odierni – nonostante generi uno shock iniziale nell’economia nazionale – dopo alcuni anni porterebbe il Pil dell’ Unione Europea a un aumento tra lo 0,6% e l’1,5%.

Lo studio ha messo in luce anche alcune situazioni di disagio, derivanti da una mancata integrazione, che rischiano di prolungarsi nel tempo diventando un costo per il Welfare: il 54% della popolazione extraeuropea residente in Italia è a rischio povertà, e basta che anche solo uno dei componenti della famiglia non sia italiano per fare precipitare il reddito medio annuo da 30.901 euro a 21.410 euro. Nel 2016, l’80% degli stranieri residenti in Italia ha indicato il lavoro precario come principale difficoltà per trovare un alloggio mentre il tasso di occupazione dei rifugiati arriva a superare il 60% solo dopo 15 anni dall’arrivo.

“C’è bisogno di utilizzare questi risparmi per investire in integrazione”, ha detto ancora Villa. “Una maggiore spesa per l’integrazione nel presente avrebbe un effetto moltiplicatore, generando in futuro benefici che non solo ripagherebbero l’investimento fatto, ma avrebbero ricadute positive sulle finanze pubbliche e sui cittadini”, ha concluso.

(di Giulia Costetti/ANSA)

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