A Genova primo giorno di scuola “senza ponte Morandi”

Un fermo immagine tratto da un video dei Vigili del fuoco mostra la bandiera di Genova posizionata sulla sommità del pilone del Ponte Morandi da parte dei vigili del fuoco di Genova.
Un fermo immagine tratto da un video dei Vigili del fuoco mostra la bandiera di Genova posizionata sulla sommità del pilone del Ponte Morandi da parte dei vigili del fuoco di Genova. ANSA/ UFFICIO STAMPA

GENOVA. – Buona la prima ma Regione, Comune e Miur continueranno a monitorare la situazione della mobilità e del morale degli studenti genovesi nell’era senza il ponte Morandi. La campanella è suonata in orario anche se alcuni dirigenti scolastici hanno tenuto conto dei possibili ritardi degli allievi i cui spostamenti sono stati modificati dal crollo del viadotto.

Il ministero, con Comune e Regione, ha approntato un piano con servizi gratuiti, come bus navetta sostitutivi, scuolabus per i bambini di medie e elementari “interferiti”, treni aggiuntivi e taxi per le famiglie sfollate. Alla fine tutti sono arrivati a scuola come previsto, anche se qualche problema si è registrato alla stazione di Genova Principe, nodo per i ragazzi che dalla Valpolcevera devono raggiungere gli istituti di Sampierdarena e del ponente.

“Non siamo riusciti a salire sul treno, era a tappo – dice Rebecca, 15enne iscritta al liceo classico – i bus navetta? Rischieremmo di restare imbottigliati nel traffico”. Per comunicare tutte le opzioni disponibili, in stazione e alle fermate della metropolitana, sono stati impiegati volontari della protezione civile e giovani del servizio civile. “Ognuno deve fare la propria parte – dice l’assessore regionale alla Formazione Ilaria Cavo – l’invito è a utilizzare i mezzi pubblici e a limitare l’uso dell’auto, altrimenti il miracolo non si potrà compiere”.

Primo giorno “speciale” alla scuola elementare Ariosto di Certosa, frequentata da 27 bambini “sfollati” dalla zona rossa e altri 50 che abitano oltre il ponte. Ad accoglierli preside, maestre e personale ausiliario con indosso la t-shirt simbolo del ricordo, “Genova nel cuore”.

Una favola, “L’albero dell’alfabeto”, ha aiutato le insegnanti ad affrontare con i bimbi più piccoli il tema della tragedia. “Fare leva con delicatezza – spiega Tiziana Mistretta, maestra all’Ariosto da 15 anni – e lasciarli esprimere per capire come stanno”.

I docenti stanno seguendo le linee guida indicate dallo staff di psicologi a disposizione del Miur. E domani anche il ministro Bussetti sarà in visita nelle scuole della Valpolcevera. A Campomorone, nell’immediato entroterra, in classe stamani gli psicologi in persona. Così alla San Giovanni Bosco, frequentata da Samuele Robbiano, il bimbo di 8 anni morto nel crollo del ponte Morandi insieme al padre Roberto e alla madre Ersilia.

Coordinati da Federico Bianchi di Castelbianco, esperto di psicoterapia infantile, professionisti che hanno operato sul campo anche in situazioni come il terremoto dell’Aquila o ad Amatrice, hanno affiancato le insegnanti. Perplessi, però, i genitori: “Siamo preoccupati – dice Andrea Lagostena, padre della bambina che era compagna di banco di Samuele – perché a distanza di un mese i nostri figli avevano già assimilato la tragedia. Avremmo voluto essere avvertiti”.

Elena Tramelli, dirigente scolastica, difende la scelta del Miur: “Non si tratta di una situazione improvvisata, è una prassi collaudata, il team di psicologi saprà come relazionarsi con i bambini”.

(di Giulia Mietta/ANSA)

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