Weah ancora Pallone d’oro, scende in campo da Presidente con la Liberia

George Weah, adesso presidente della Liberia, scende in campo in una partita amichevole contro la Nigeria.
George Weah, adesso presidente della Liberia, scende in campo in una partita amichevole contro la Nigeria. EPA/AHMED JALLANZO

ROMA. – “Per il proprio addio definitivo al calcio Weah si è tolto la fascia presidenziale e ha indossato quella da capitano”. Così, in uno dei suoi notiziari, la Bbc ha celebrato il mito di George Weah, Pallone d’Oro nel 1995, ai tempi in cui era il fenomeno del Milan e si ‘beveva’ i difensori avversari, tornato in campo a quasi 52 anni (li compirà ad ottobre) per una sfida tra la sua Liberia, nazione di cui è ora Capo di Stato, e le Super Aquile della Nigeria.

I giocatori di una delle nazionali più titolate d’Africa, appunto la Nigeria, si sono prestati volentieri per questa celebrazione di un personaggio che nel loro continente è un vero e proprio mito. Non a caso la Liberia è scesa in campo con una maglia su cui campeggiava la scritta “King George”, e la gente nell’impianto di Monrovia è impazzita per quel calciatore-Presidente.

Qualcuno quando ha letto “Weah” ha pensato al figlio anche lui calciatore, quel Timothy che a 18 anni è la ‘stellina’ del fertile vivaio del Psg e nei mesi scorsi era entrato nei radar di mercato della Lazio. Ma non poteva essere quel Weah, il ragazzo ha passaporto statunitense e, pur essendo giovanissimo, ha già esordito nella nazionale degli Usa, ma era proprio lui, papà George.

Fisico appesantito, da politico e non più statuario come quando, oltre a giocare, faceva da modello al suo sponsor tecnico italiano, ma ancora tanta classe nei piedi, al punto che in più di un’occasione i giocatori della Nigeria (tra i quali c’era Simy del Crotone, che ha anche segnato) per fermarlo hanno dovuto fare ricorso alle maniere forti.

E’ stata quindi una partita vera, che i nigeriani hanno vinto per 2-1 e al pubblico è rimasto il rimpianto che alla Liberia sia stato assegnato un rigore, sullo 0-2, nel finale ma dopo che King George, all’80’, era uscito ricevendo una standing ovation più lunga di quelle che gli venivano tributate quando era il terrore dei portieri avversari. Nessuno quindi come Weah, calciatore over 50 e Capo di Stato.

Ma c’è chi per longevità lo ha ampiamente superato, come Lamberto Boranga, che alterna il calcio alle gare Masters di atletica e nella scorsa stagione ha difeso, a 75 anni, i pali della Marottese, squadra marchigiana di Terza Categoria. Un altro portiere, l’ex laziale Marco Ballotta, ha giocato fino a 50 anni parando in Promozione con il Castelvetro.

L’ex genoano Kazu Miura a 50 anni, nel 2017, ancora giocava e segnava nella serie B giapponese, con lo Yokohama. Calciatore fino all’età di 50 anni, con la maglia dello Stoke City, è stato l’idolo inglese Stanley Matthews, anche lui, come Weah, Pallone d’Oro e ritiratosi nel 1965. Poco più giovane, 48 anni, era il recordman di presenze dell’Inghilterra, Peter Shilton, quando ha appeso i guanti al chiodo.

Un altro mito dell’Africa, Roger Milla simbolo del Camerun, ha giocato fino a 44 anni, mentre ai Mondiali di giugno-luglio in Russia è apparso il giocatore più anziano andato in campo nella storia dei tornei iridati: è il 45enne portiere dell’Egitto El Hadary.

In altri sport da ricordare i pugili statunitensi George Foreman e Bernard Hopkins, capaci di essere campioni del mondo a 50 anni. Nel tiro a volo il veterano azzurro Giovanni Pellielo, 48 anni suonati, insegue l’ottava partecipazione ad un’Olimpiade per eguagliare il record dei fratelli dell’equitazione Piero e Raimondo D’Inzeo.

Hanno invece resistito sui campi di basket fino al punto da riuscire a giocare contro il proprio figlio sia Dino Meneghin che il brasiliano Oscar, ex idolo di Caserta. Volendo sarebbe toccato anche a Weah se ieri in campo a Monrovia invece della Nigeria ci fossero stati gli Usa di Timothy.

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