Renzi alla testa del Pd di battaglia, tensione nei gruppi

Matteo Renzi durante il suo intervento all'Assemblea Nazionale del Partito Democratico. Pd
Matteo Renzi durante il suo intervento all'Assemblea Nazionale del Partito Democratico. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Linea dura sì, linea dura no. Matteo Renzi cerca di riprendersi la scena puntando tutto su un Pd battagliero anche nelle Aule parlamentari ma la scelta non convince l’intera pattuglia di deputati e senatori, divisi fra quanti sono pronti allo scontro con i gialloverdi senza fare distinzioni e quanti invece sono convinti che sia necessario distinguere all’interno del governo fra la Lega e il M5S.

La necessità di un’opposizione più visibile, che alzi i toni e si appropri di gesti eclatanti anche in Parlamento, utilizzati dalle minoranze a più riprese nella scorsa Legislatura e per tradizione meno vicina alle corde dei Dem, è stata invocata pochi giorni fa dall’ex premier (che ha terminato le riprese del docufilm su Firenze che Pier Silvio Berlusconi non esclude vada in onda su Mediaset) e poi si è concretizzata in occasione dell’esame del decreto legge Milleproroghe prima con l’ostruzionismo e poi con l’occupazione dell’emiciclo di Montecitorio.

Al governo siede una “banda di cialtroni”, attacca Renzi in una diretta su Facebook e l’unica forma di resistenza possibile quindi, aggiunge il capogruppo Graziano Delrio, è “un’opposizione durissima nel Paese e nelle aule parlamentari”. Quando però a sera i deputati si riuniscono in assemblea alla Camera (domani sarà la volta dei senatori) emergono differenze di vedute, cartina di tornasole delle divisioni che corrono nel partito da tempo e che sono destinate a emergere ancora di più in vista del congresso.

Fra gli interventi più critici quelli di Andrea Orlando e Francesco Boccia, secondo i quali è stato sbagliato scegliere di occupare l’Aula: in questo modo – è il ragionamento – si delegittima il Parlamento mettendo in pratica atteggiamenti contestati quando i Dem erano al governo. L’invito è quello di distinguere fra le strategie del partito e quelle dell’azione parlamentare, cercando di mantenere il rispetto delle diverse posizioni all’interno del partito.

Martina, segretario del Pd, preferisce rilanciare la mobilitazione programmata per fine settembre sottolineando la necessità che si tratti di una piazza ‘aperta’ a tutte “le forze preoccupate per la deriva in corso”. E si fa portavoce di una linea propositiva sui contenuti con tanto di annuncio di una “manovra alternativa” capace di sfidare la maggioranza nel merito.

(di Chiara Scalise/ANSA)

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