Cassazione conferma la condanna a Bossi per vilipendio

Il senatore Umberto Bossi con il dito medio alzato
Il senatore Umberto Bossi con il dito medio alzato

ROMA. – E’ stato condannato ad un anno e 15 giorni di reclusione l’ex leader della Lega Umberto Bossi per aver definito “terrone” Giorgio Napolitano e avergli fatto il gesto delle corna durante un comizio del Carroccio svoltosi ad Albino, nella bergamasca, il 29 dicembre 2011 quando Napolitano era il capo dello stato. A deciderlo è stata la I Sezione Penale della Cassazione che dichiarato “inammissibile” il ricorso presentato dalla difesa di Bossi. Anche il Sostituto Procuratore Generale della Cassazione, Alfredo Viola, aveva chiesto che il ricorso del Senatur fosse dichiarato inammissibile.

Bossi, alle prese a Genova anche sulla vicenda dei fondi della Lega, è stato condannato dagli Ermellini anche a pagare le spese legali e ha versare 2.000 euro alla Cassa delle Ammende. In I Grado il ‘padre’ della Lega era stato condannato a una pena più pesante, per vilipendio al presidente della repubblica, pari a 18 mesi di reclusione, con decisione emessa dal tribunale di Bergamo il 22 settembre 2015. In seguito, la Corte d’Appello di Brescia, l’11 gennaio 2017 aveva ridotto la condanna a un anno e 15 giorni, una decisione adesso ratificata anche dai magistrati di legittimità.

L’udienza svoltasi in Cassazione era stata aggiornata a nuovo ruolo in seguito al rinvio chiesto dalla difesa di Bossi lo scorso 9 aprile per motivi di salute dell’avvocato Domenico Mariani. L’udienza era stata fissata per oggi, ma anche in caso di nuovo rinvio non c’erano rischi di prescrizione che sarebbe maturata solo il 28 giugno 2019. A denunciare Bossi per vilipendio erano stati dei privati cittadini che si erano indignati per le parole e il gesto indirizzate all’allora inquilino del Quirinale.