Fondi della Lega, dal Riesame via libera ai sequestri

Lega: Umberto Bossi e Matteo Salvini durante la manifestazione di solidarietà per gli indipendentisti arrestati a Verona, in una immagine del 06 aprile 2014.
Umberto Bossi e Matteo Salvini durante la manifestazione di solidarietà per gli indipendentisti arrestati a Verona, in una immagine del 06 aprile 2014. ANSA/FILIPPO VENEZIA

GENOVA. – La Procura di Genova da oggi può disporre il sequestro dei beni della Lega, “ovunque e presso chiunque”, in conseguenza della condanna di condanna in primo grado dell’ex leader Umberto Bossi, dell’ex tesoriere Francesco Belsito e di tre ex revisori dei conti per la vicenda dei rimborsi elettorali non dovuti, dal 2008 al 2010: una truffa ada 49 milioni di euro, di cui ora lo stato vuole tornare in possesso.

Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Genova che ha accolto il ricorso della Procura. I pm genovesi avevano già ottenuto il sequestro di circa tre milioni che erano stati trovati sui conti della Lega. Poi avevano chiesto al tribunale di poter continuare a sequestrare le somme che sarebbero arrivate sui conti del Carroccio, fino appunto alla somma di 49 milioni, a titolo risarcitorio per lo Stato.

Ma il tribunale disse no. Da qui il ricorso della procura alla Cassazione, accolto ad aprile dagli ermellini che rinviarono gli atti al Tribunale del Riesame per un nuovo pronunciamento, fissando però determinati ‘paletti’. E il Tribunale ha infatti seguito il pronunciamento della Cassazione, delegando direttamente il pubblico ministero ad eseguire il sequestro preventivo dei fondi, ai fini della confisca.

In sostanza potranno essere bloccate sia le somme presenti che quelle che confluiranno in futuro sui conti correnti e sui depositi bancari intestati o riferibili al carroccio – attualmente in cassa ci sono 5,5 milioni – fino al raggiungimento dei circa 49 milioni provento della presunta truffa. Un volta sequestrati, i soldi verranno poi “congelati” nel Fug, il Fondo unico della giustizia, in attesa che la sentenza di condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito diventi definitiva.

Nel frattempo, la Lega potrà fare ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento del provvedimento. Un provvedimento “ingiusto”, come hanno argomentato i legali del Carroccio, perché va ad intaccare soldi accumulati del tutto legittimamente in quanto frutto di donazioni di privati, di contributi dei leghisti e del 2 per mille delle dichiaraizioni dei redditi. L’eventuale ricorso, tuttavia, non blocca l’esecuzione del sequestro.

Il leader della Lega Matteo Salvini si dice “tranquillo”, ma polemizza con la procura genovese. “Gli avvocati faranno le loro scelte: se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi. Spero che la Procura di Genova si impegni sulla tragedia di Ponte Morandi”.

Pronta la replica del procuratore capo Francesco Cozzi: “Non entro nelle polemiche. So solo che dalle 11.40 del 14 agosto stiamo lavorando senza sosta alle indagini per il crollo del ponte”. Il Riesame, nelle motivazioni con cui dice sì al sequestro, spiega che ciò avviene a tutela di Camera e Senato, e che “l’unico limite previsto dalla legge per l’apprensione delle somme indicate nel decreto di sequestro preventivo è costituito dall’importo dell’arricchimento indebito” indicato nella sentenza di condanna. Vale a dire i famosi 49 milioni.

Inoltre i giudici sottolineano che il sequestro non deve limitarsi ai soldi attualmente in cassa, ma che deve puntare al raggiungimento della somma frutto della truffa “anche mediante successive apprensioni delle somme che periodicamente confluiscano sui conti riferibili” alla Lega. Non conta, poi, che la provenienza dei fondi oggi disponibili sia del tutto lecita e che il denaro in cassa non abbia niente a che fare col provento della presunta truffa.

Il Tribunale del Riesame, infatti, scrive che il sequestro preventivo ha “il fine di ristabilire l’equilibrio economico alterato dalla condotta illecita, per cui non è subordinato alla verifica che le somme provengano dal delitto, in quanto il denaro deve solo equivalere all’importo che corrisponde al profitto del reato”. Infine, per la Lega “non può invocarsi l’estraneità del soggetto politico rispetto alla percezione delle somme confluite sui suoi conti e delle quali ha direttamente tratto un concreto e consistente vantaggio patrimoniale”.

(di Laura Nicastro/ANSA)