Mostre: la rivoluzione della stampa in Europa a Venezia

Il logo della mostra
Progetto europeo Oxford University con Musei Civici e Marciana.

VENEZIA. – In poco meno di 50 anni, da quel 1455 quando Gutenberg stampò con caratteri mobili a Magonza la Bibbia, in Europa si diffusero milioni di libri a stampa non solo destinati alle elite, ma pronti a finire nelle mani di ampi strati sociali della popolazione, specie quelli su temi didattici o devozionali. Venezia ebbe un ruolo centrale nella realizzazione e diffusione delle opere, tanto che in città in poco tempo sorsero oltre 200 stamperie.

Sulla “rivoluzione” della stampa in Europa, del prima e dopo determinato nel campo sociale ed economico da questa tecnica – i cui albori sono presenti in Cina già nel IX secolo con la stampa con blocchi di legno -, sui possibili raffronti con il nuovo segnato dall’era digitale in corso, apre uno squarcio la mostra “Printing Evolution 1450-1500”, dall’esplicativo sottotitolo “I cinquant’anni che hanno cambiato l’Europa”, allestita nelle sale del Museo Correr (da domani fino al 7 gennaio) con una sezione nelle Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana (fino al 30 settembre), a Venezia.

L’esposizione, organizzata in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e la Marciana, è il risultato del progetto di ricerca europeo che usa i libri come fonte storica, attraverso l’applicazione delle tecnologie digitali, dell’Università di Oxford e finanziato dal Consiglio Europeo delle Ricerche.

“Ogni libro – rileva Cristina Dondi, direttrice del progetto 15cBooktrade e curatrice della mostra – racconta una storia che va al di là delle parole che si leggono in esso: storie delle persone che l’hanno usato, delle annotazioni e disegni lasciati ai margini. Se un libero racconta una storia, migliaia di libri fanno una storia”.

Il progetto, dando vita a un enorme database, ha finora analizzato circa 50mila libri, dei circa 500mila presenti in circa 4000 biblioteche europee ed americane, stampati in quei 50 anni. Il quadro generale offre un’immagine della rivoluzione della stampa come di una delle colonne portanti dell’identità europea “perché si è tradotta in alfabetizzazione diffusa, promozione del sapere, formazione di un patrimonio culturale comune”.

Percorrendo le diverse sezioni della mostra si incontrano antichi volumi accanto a dettagliate schede digitali che raccontano, tra 1450 e 1500, dei libri venduti o distrutti, del loro costo rispetto al quello della vita – sfatando il ruolo di un sapere per pochi come era con i manoscritti, vedi un libraio veneziano che in meno di 4 anni aveva venduto 25mila volumi a stampa -, di una funzione fondamentale della Chiesa nella promozione della stampa. O dei libri letti da Leonardo, come la Storia Naturale di Plinio.

In mostra anche antichi torchi o una versione digitale della Pianta di Venezia di De Barberi (1500), sulla quale sono tracciate le stamperie presenti in città e i legami degli stampatori con le confraternite di cui erano parte.

(di Roberto Nardi/ANSA)