Salvini tira dritto: “Altri capi d’imputazione? Medaglie”

Matteo Salvini durante uno dei suoi interventi contro l'immigrazione.
Matteo Salvini durante uno dei suoi interventi contro l'immigrazione.

ROMA. – “Altri due capi di imputazioni? Per me sono medaglie. Stanno modificando il codice penale per il ministro dell’Interno. Bene, rivendico di aver ricattato l’Unione Europea”. Matteo Salvini non molla di un centimetro nella sua sfida ai giudici che lo stanno indagando sulla vicenda Diciotti. E ancora, su twitter, aggiunge sarcastico: “Rischio 30 anni di galera per avere difeso il diritto alla sicurezza degli Italiani? Sorrido, lavoro ancora di più e tiro dritto”.

Alta tensione per il leader leghista sul fronte interno, ma anche scontro durissimo in Europa, in particolare con l’inquilino dell’Eliseo. Una rissa sui migranti e più in genere sul ruolo dell’Unione europea che continua da giorni e che anche oggi prosegue a colpi di insulti. “Macron – attacca il vicepremier da Venezia – è un ipocrita e un chiacchierone”. “Per i demagoghi crolla un ponte ed è colpa dell’Europa”, replica a brutto muso Emmanuel Macron.

Intanto l’opposizione allarmata sottolinea come ormai l’Italia sia isolata in Europa. L’iperattivismo del segretario leghista provoca anche forti malumori sia sul fronte politico, all’interno della maggioranza, sia su quello istituzionale. Quarantotto ore dopo il controverso faccia a faccia con il premier ungherese, arriva infatti la netta scomunica del Presidente della Camera Roberto Fico: “Orban – chiarisce il leader degli ortodossi M5s – è quanto di più lontano ci sia dalla mia testa, come politica, come principi e come valori”.

Un dissapore interno ai Cinque stelle a cui dà voce un secco editoriale del direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio in cui si definisce il vicepremier “Cazzaro verde”. Dopo aver lodato i risultati dell’esecutivo Conte, Travaglio esorta quindi i Cinque Stelle a valutare seriamente di “staccare la spina”, prima che lo faccia Salvini stesso, prima o dopo le Europee.

Un clima difficile che inevitabilmente complica il lavoro dell’esecutivo alla ripresa dell’attività parlamentare: fonti del governo evitano di parlare di una “cabina di regia”, formula che, come nota l’azzurra Annamaria Bernini, evoca già “venti di crisi”. Tuttavia si viene a sapere che già la settimana prossima, a Palazzo Chigi, si terranno riunioni tematiche per fare il punto, tutti assieme, in modo collegiale, sui vari dossier sul tavolo di Giuseppe Conte, da quello dei migranti, a quello cruciale dei contenuti della prossima legge di bilancio.

In questo clima surriscaldato, le tesi del ministro dell’Interno sull’operato della magistratura e il suo tono di sfida inevitabilmente vengono accolte con preoccupazione. Le sue parole non piacciono per nulla al vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, che reagisce con cautela ma in modo chiaro ribadendo la necessità di difendere l’indipendenza e l’autonomia dei giudici rispetto agli altri poteri dello Stato:

“Non posso esprimermi sul merito di quell’indagine – osserva Legnini – ma la mia funzione attuale, di guida del Csm come vicario del Capo dello Stato, non può che portarmi, e peraltro lo faccio con convinzione, a riaffermare la necessità di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e di ciascuno dei magistrati, di fronte agli altri poteri. Allo stesso modo – osserva – occorre che gli altri poteri possano agire in piena autonomia. Ciascuno deve rispettare l’altro e ciascuno deve esercitare le proprie prerogative nel modo più corretto possibile”.

Una precisazione sulla difesa del principio della separazione dei poteri che è certamente in sintonia con le preoccupazioni del Colle, attento anche al ruolo responsabile che l’Italia deve comunque svolgere nell’ambito dell’Unione Europea come Paese fondatore, soprattutto in una fase in cui l’Ue vive una stagione di grande incertezza sul suo futuro.

(di Marcello Campo/ANSA)

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