Crollo ponte Morandi, Cei: “No sciacallaggio politico e vendette”

Un'immagine della camera ardente per le vittime del ponte crollato il 14 agosto allestita alla Fiera di Genova: un prete consola un famigliare.
Un'immagine della camera ardente per le vittime del ponte crollato il 14 agosto allestita alla Fiera di Genova. ANSA/LUCA ZENNARO

CITTA’ DEL VATICANO. – Il “tempo della vicinanza” con “le famiglie delle vittime, con gli sfollati che hanno perso la casa e gli affetti, con l’intera città di Genova” porti “una vicinanza fattiva, operosa, intima, silenziosa e non rabbiosa, senza fomentare odi ideologici, senza atti di sciacallaggio politico e desideri di vendette”.

Lo scrive il cardinale di Perugia, Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel suo articolo sui tragici fatti di Genova “Fra due sponde” per Il Settimanale dell’Osservatore Romano, in edicola domani. Per Bassetti, “la sponda dell’azione, invece, implica non solo un grande sforzo comunitario, ma una responsabilità condivisa e un impegno civile costante e duraturo. Da molti anni, con tutti i limiti dell’azione pastorale, ho lanciato l’allarme nei confronti della ‘nostra diletta Italia’, che in più occasioni ho definito come il paese della ‘fragile bellezza’. Un paese stupendo, meraviglioso nel suo paesaggio e nelle sue opere d’arte, ma estremamente fragile nel suo tessuto urbanistico, territoriale e anche in quello sociale”.

“Questo crollo – prosegue il presidente dei vescovi – ci mette davanti a una serie di interrogativi, e di responsabilità, che non sono riconducibili soltanto a un caso giudiziario, ma rappresentano una grande questione culturale, sociale e morale del paese. Dietro alla decisione di costruire (e custodire) una infrastruttura a uso pubblico, infatti, non vi è solo l’opera dell’ingegno umano nel concepire e applicare le moderne tecniche di costruzione, ma molto di più: c’è l’idea di una comunità di persone, dei motivi dello stare assieme, del rispetto per il territorio e, in definitiva, del bene comune”.

“Mai come oggi”, riprende il porporato, “accanto all’urgenza morale di ‘ricostruire’ ciò che è distrutto, vi sono un’urgenza spirituale di ‘ricucire’ ciò che è sfilacciato e un’urgenza sociale di ‘pacificare’ ciò che è nella discordia”. In definitiva, “come pastore e come cittadino, sento un bisogno forte non solo di capire cosa è successo, ma di provare a tracciare il cammino del futuro. La salvaguardia e la messa in sicurezza del territorio e delle opere pubbliche non possono essere ridotte a una questione tecnica che emerge nel discorso pubblico solo nel momento del dolore e della sofferenza”.

“Ci troviamo di fronte a una questione molto più complessa e importante – conclude -: occorre ripensare l’Italia e in qualche misura rifarla. A partire dalla custodia, dalla difesa e dalla valorizzazione del suo territorio e delle sue città. Per il bene di tutti e per le generazioni che verranno. Affinché le lacrime di oggi non diventino, nel futuro, le lacrime di domani”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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