Procura di Genova: “Tutto il ponte era malato gravissimo”

Una veduta di ponte Morandi dall'autostrada A7 prima del casello di Genova Ovest.
Una veduta di ponte Morandi dall'autostrada A7 prima del casello di Genova Ovest. ANSA/LUCA ZENNARO

GENOVA. – Il ponte era malato. Tutto. Non solo la parte est. Anche le condizioni del moncone ovest “sono gravi, se non gravissime”. A dirlo non sono documenti degli anni scorsi, ma i periti incaricati dai pm che nelle ultime ore hanno effettuato un sopralluogo. Lo snodo è centrale ed è lo stesso procuratore di Genova, Francesco Cozzi, a farlo emergere. “Andrà accertato – afferma – se ci siano state sottovalutazioni”. Anche perché quello stato di deterioramento “è precedente al crollo del viadotto” del 14 agosto.

L’inchiesta vedrà nei prossimi giorni i primi indagati e nel registro potrebbero finire una ventina di persone. Ma per ora “non c’è nessuna lista di nomi”, ha ribadito Cozzi, che insieme all’aggiunto Paolo D’Ovidio coordina l’inchiesta sul crollo affidata ai pm Walter Cotugno e Massimo Terrile. Il fascicolo resta quindi a carico di ignoti per i reati di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e disastro colposo.

Procede a ritmo serrato l’acquisizione di atti. La Guardia di finanza è tornata per il secondo giorno consecutivo negli uffici di Società Autostrade a Genova, Firenze e Roma, dove ha sequestrato molto materiale. Tra questo, tutta la corrispondenza tra Autostrade e Ministero delle Infrastrutture relativa a ponte Morandi e la copia dei dati contenuti nelle sim di 15 cellulari di dirigenti, tra cui ci sarebbero anche i vertici della società, il presidente Fabio Cerchiai, l’ad Giovanni Castellucci e il direttore del tronco di Genova Stefano Marigliani: l’attenzione è puntata soprattutto sulle mail.

Ci sono poi i pc ed è in atto la copia del server di posta elettronica, operazione che richiede almeno tre, quattro giorni di lavoro. Alcuni manager della società sarebbero anche stati sentiti come persone informate dei fatti. Se necessario, non è escluso che la Finanza possa andare anche negli uffici centrali e periferici del Ministero delle infrastrutture.

“Procediamo con altre acquisizioni”, ha detto Cozzi, sottolineando che tra le carte prelevate ad Autostrade “alcune sono molto rilevanti”. E ora andranno messe in relazione anche con i rilievi sul troncone ovest del ponte: queste verifiche sono state fatte nelle ultime ore dai periti dei pm. Quelle sul moncone est, invece – da cui è emerso che il pilone 10, rimasto in piedi, ha un grado di deterioramento superiore a quello del pilone crollato – sono desunte dalle verifiche svolte da Autostrade per l’Italia e allegate al progetto esecutivo di consolidamento del ponte nell’ottobre 2017.

Il procuratore ha anche specificato che, per il momento, “non c’è stata nessuna richiesta di incidente probatorio”. Una volta formalizzate le iscrizioni nel registro degli indagati, una richiesta al gip da parte dei pm per ottenere quella che in sostanza è un’anticipazione del contraddittorio tra le parti per cristallizzare le prove, è nelle cose. Per ora i periti della procura stanno andando avanti con la raccolta di reperti.

“Se ponte Morandi dovrà essere abbattuto – ha detto il procuratore – chiederemo, attraverso i nostri consulenti, che venga fatto con modalità tali da salvaguardare materiale utile sul piano investigativo”. Ed è chiaro che tra l’ipotesi di utilizzo di cariche esplosive e quella di uno smontaggio, la procura preferirebbe la seconda.

(dell’inviata Eva Bosco/ANSA)

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