Banchieri centrali a Jackson Hole a dieci anni dalla crisi

Il cartellone di Jackson Hole
Il cartellone di Jackson Hole

NEW YORK. – Lo stato dell’economia, i dazi, i mercati emergenti il debito pubblico e privato e lo strapotere delle grandi aziende. I banchieri centrali si preparano a fare il punto a Jackson Hole nel corso della 42ma edizione del forum annuale organizzato dalla Fed di Kansas City, che cade quest’anno a dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria.

All’appuntamento fra le montagne del Wyoming il protagonista è Jerome Powell, il presidente della banca centrale americana all’esordio nel suo nuovo ruolo. Una prima ‘complicata’ dalla critiche a distanza del presidente americano Donald Trump, che boccia i ripetuti aumenti dei tassi di interesse della Fed, colpevole di essere affetta da una ‘fobia della crescita’.

Le borse attendono l’appuntamento nel tentativo di cogliere segnali su come le maggiori banche centrali si muoveranno nei prossimi mesi: dopo anni trascorsi muovendosi tutti nella stessa direzione, gli istituti centrali ora procedono a ritmi ben diversi riflettendo realtà economiche diverse. Ma non mancano le ripercussioni sui mercati emergenti, aggravate dalla crisi in Turchia e in Venezuela.

L’aumento graduale dei tassi di interesse da parte della Fed e l’apprezzamento del dollaro sta causando difficoltà agli emergenti che attendono l’ormai scontata stretta della banca centrale americana in settembre e guardano con preoccupazione a un nuovo possibile ritocco al rialzo in dicembre.

Powell interviene a Jackson Hole venerdì prossimo: il palcoscenico gli offrirà l’occasione di illustrare pubblicamente il pensiero della Fed prima della riunione di settembre. Mercoledì è in calendario la pubblicazione dei verbali della riunione del 31 luglio-1 agosto, al termine della quale ha ribadito l’intenzione di andare avanti con ritocchi graduali.

Una strada che non piace a Trump che da Powell, nominato proprio dal presidente americano, si aspettava qualcosa di diverso, ovvero un denaro a basso costo in grado di alimentare la crescita economica innescata dalla riforma delle tasse ma anche, in caso, di contrastare i possibili effetti negativi dei dazi.

La riunione di Jackson Hole cade mentre Wall Street è impegnata in un rally che non sembra avere fine nonostante qualche battuta d’arresto, e alle porte del decimo anniversario della crisi finanziaria. Era il settembre 2008 quando Lehman Brothers fallì dando vita a un’ondata d’urto che travolse i mercati e a una crisi che ha piegato l’economia, spingendola nella Grande Recessione. Un’economia che da allora ne ha fatta di strada, ma i cui tassi di crescita sono ben lontani da quelli che in passato sono seguiti a recessioni violente.