Giorgetti: “Non escludo deficit oltre 3%. Bce allunghi Qe”

Primo piano di Giancarlo Giorgetti
Primo piano di Giancarlo Giorgetti al meeting di Rimini.

RIMINI. – Un deficit sopra il 3% per realizzare un grande piano di manutenzione e opere pubbliche? ”Non escludo nulla”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti al meeting di Rimini parla di mercati, di conti pubblichi e suggerisce anche che la Bce possa valutare, nella sua autonomia, un prolungamento del Qe.

Il giorno dopo l’allarme lanciato dal Wall Street Journal, secondo il quale l’Italia è ancora una minaccia per l’euro, a rilanciare il pressing sul governo è comunque la stampa anglosassone. Bloomberg, l’agenzia americana specializzata nella finanza, ha fatto un sondaggio tra le principali banche internazionali, da Jp Morgan a Commerzbank, da Ing a Morgan Stanley, dal quale emerge che lo spread tra il Btp e il Bund potrebbe allargarsi a 470 punti base se il governo M5S-Lega dovesse sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil.

“Il governo vuole fare il bene degli italiani e penso che questo governo non stia simpatico a molti, poteri forti, rappresentanti del mondo finanziario e della tecnocrazia che volevano spremere l’Italia e prendersi sotto costo le ultime aziende di questo Paese”, dice il ministro degli Interni Matteo Salvini, il primo a contrastare l’articolo del Wall Street Journal, aggiungendo che “resisteremo a spread, declassamenti, speculazioni e attacchi”.

Per ora Moody’s ha deciso di rinviare all’autunno la decisione sul rating sovrano dell’Italia (attualmente a Baa2, già molto basso) in attesa della pubblicazione della nota di aggiornamento al Def, prevista entro fine settembre, ma lo spread tra Btp e Bund chiude in deciso calo a 270 punti base dai 280 dell’apertura, col tasso sul decennale del Tesoro al 3%.

Leggermente positiva anche la giornata di Piazza Affari nonostante le difficoltà di Atlantia, con Giancarlo Giorgetti che ricorda come l’Italia non abbia “il diritto di chiedere nulla, né di chiedere una proroga del quantitative easing, ma credo che una valutazione dell’opportunità di prolungarlo, specie in una fase come questa, possa condurre a una rivalutazione del disimpegno”.

Intanto sempre a mezzo stampa il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, definito la guida dei falchi nella Bce ha detto di non credere “che un politico, che abbia in mente gli interessi del suo Paese, possa avere un’idea talmente avventurosa” come “un’uscita dall’euro: dal mio punto di vista, provocherebbe gravi danni soprattutto per il Paese uscente, ad esempio per i suoi risparmiatori” mentre “l’obbligo di rimborso non si estinguerebbe, anche in questo caso ipotetico”.

Sul tema di conti pubblici e spread interviene anche Carlo Cottarelli giudicando “possibile una crisi dello spread sulla falsariga del 2011: e le conseguenze sarebbero anche più gravi. Non penso che questo governo farà una legge di bilancio del tutto insensata – aggiunge Cottarelli sempre dall’appuntamento annuale di Cl – e credo che a fine anno potremmo essere su un rapporto del deficit sul Pil dell’1,8%”. Un livello molto diverso rispetto a quello forse nelle idee del governo M5S-Lega, ma secondo l’ex commissario alla ‘spending review’ la spesa italiana ultimamente “non è andata fuori controllo”.

(dall’inviato Alfonso Neri/ANSA)