Convertito all’Islam, voleva far strage a Oxford Street

Londinesi camminando su Oxford Street a Londra.
Londinesi camminando su Oxford Street a Londra. EPA/ANDY RAIN

LONDRA. – Un piano meticoloso, disseminato di foto e appunti, con un obiettivo solo: travolgere e uccidere nel cuore di Londra il maggior numero possibile di persone, “infedeli” ai suoi occhi di ‘bianco’ convertito all’Islam e infettato dai deliri del jihadismo dell’Isis.

Ha confessato di fronte ai giudici Lewis Ludlow, 26enne originario di Rochester, nel Kent inglese, arrestato ad aprile dalla polizia britannica con l’accusa d’aver progettato una serie di azioni terroristiche nella capitale del Regno, a cominciare dall’idea d’investire decine di passanti con un furgone a Oxford Street, fulcro dello shopping e del turismo anche per torme di visitatori italiani.

Ludlow, che dopo la conversione si faceva chiamare Ali Hussain, si è dichiarato colpevole intervenendo oggi in video collegamento in apertura del processo contro di lui dinanzi alla corte londinese di Old Bailey. Processo destinato a concludersi con una condanna ormai più che scontata il 2 novembre prossimo.

Occhi spiritati e barbetta biondastra a incorniciare il volto pingue, non ha avuto esitazioni nel confermare d’aver sognato di togliere la vita ad almeno 100 esseri umani, da falciare a casaccio per strada. Né di aver immaginato di prendere di mira pure il museo di Madame Tussaud o la cattedrale di St Paul. E nemmeno di aver aperto conti, tramite Facebook e Paypal, per raccogliere fondi da indirizzare a miliziani legati all’Isis nelle Filippine.

Limitandosi a negare solo l’ultima accusa rivoltagli dal Crown Prosecution Service: quella d’aver messo in precedenza in cantiere un viaggio nel Paese asiatico per unirsi agli adepti del Califfato nella martoriata isola di Mindanao.

La storia di Lewis (o Ali che dir si voglia), raccontata nel fascicolo della procura, appare ad un tempo esemplare ed eccentrica. E’ la storia di un giovane di provincia, senza radici familiari musulmane, avvicinatosi non tanto al Corano quanto direttamente ai meandri del jihadismo più radicale annidato in Gran Bretagna. Fino a comparire nei radar dell’antiterrorismo e dell’intelligence.

Fermato una prima volta nell’aeroporto di Heathrow a febbraio poiché sospettato di voler aderire alla guerriglia islamica filippina più estremista, era stato poi rilasciato, ma messo sotto controllo costante fra pedinamenti e intercettazioni. E’ così che sono saltati fuori – oltre a sue immagini di qualche tempo fa in compagnia del predicatore d’odio Anjem Choudary e di uno dei due killer del soldato Lee Rigby – i piani che il 26enne avrebbe iniziato a elaborare a marzo.

Piani certificati da tutta una collezione di fotografie scattate col telefonino e annotazioni scoperte durante la perquisizione di casa sua, nel giorno dell’arresto definitivo, il 18 aprile. “Massimo affollamento a Oxford Street fra le 11 e le 12, specialmente di venerdì: strada ideale per un attacco, prevedibili circa 100 persone uccise”, si legge in uno degli appunti, in cui viene poi evocata fra i possibili bersagli alternativi pure una moschea sciita. Il tutto in nome d’un culto fanatico della Sharia e d’una implacabile furia da neofita – testimoniata dai videomessaggi scovati nella memoria del suo pc – verso le vittime designate: gli odiati “infedeli”.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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