Venti di guerra tra Gaza e Israele tra razzi, raid e morti

Nella notte il fuoco e il fumo degli incendi provocati dalle bombe e razzi.
Uccise donna incinta e figlia.

TEL AVIV. – Nuovi venti di guerra tra Gaza e Israele: una notte e un giorno di altissima tensione, tra lanci di razzi e controffensive, con lo stato ebraico che avverte di “essere vicino ad un’operazione su vasta scala”. Da mercoledì notte si sono registrati quasi 200 lanci dalla Striscia – con gli abitanti del sud di Israele chiusi nei rifugi e almeno 11 feriti a Sderot – e 150 obiettivi colpiti dalla risposta dell’esercito israeliano. E tre morti a Gaza dove tra le vittime ci sono anche una bimba di 18 mesi e la mamma incinta.

La difesa israeliana ha ammonito Hamas di essere “più vicina che mai ad un’operazione su larga scala” nell’enclave palestinese. E sono ore decisive per la situazione sul campo mentre fonti dall’Egitto hanno fatto sapere di essere al lavoro, insieme all’Onu, per stabilizzare la situazione ed arrivare ad una nuova tregua nell’ambito di un accordo di maggiore durata.

Hamas ha accusato Israele di voler sabotare con gli attacchi a Gaza proprio questi colloqui di pace, mentre una fonte palestinese ha annunciato che “l’attuale escalation è finita” e che “la calma ora dipende” dallo stato ebraico. Fatto sta che poco dopo sono ripresi i lanci di razzi, tra cui due su Beer Sheva nella prima volta dal conflitto del 2014, e i raid di risposta dell’aviazione israeliana che hanno centrato un edificio di 5 piani nella Striscia.

Israele – secondo le dichiarazioni ufficiali – è deciso a stroncare i lanci di razzi e colpi di mortaio al sud dove l’esercito si è detto pronto “ad ogni scenario”: Alon Davidi, sindaco di Sderot – città più colpita e dove una lavorante straniera è stata ferita in modo serio – ha invocato “azione e un’operazione a Gaza per riportare la calma”.

La decisione tocca ora al premier Benyamin Netanyahu (attaccato dall’opposizione) che ha presieduto una riunione a Tel Aviv con il ministro della difesa Avigdor Lieberman, il capo di stato maggiore Gadi Eisenkot e i vertici delle forze armate. Israele sembra prepararsi al peggio: l’esercito ha annunciato di essere pronto “se necessario ad evacuare i residenti delle comunità” a ridosso di Gaza.

Per ora li ha invitati a restare al coperto e vicini ai rifugi. L’ospedale Soroka di Beer Sheva è corso a mettere al riparo i suoi pazienti più vulnerabili. Dall’altra parte del confine, la situazione – già fortemente precaria per l’elettricità, l’acqua potabile, i rifornimenti di energia – non è delle migliori: fonti locali di Gaza hanno riferito che gli ospedali hanno dichiarato lo stato di emergenza, richiamando tutti gli operatori sanitari.

Gli eventi hanno cominciato a precipitare mercoledì pomeriggio quando l’esercito israeliano ha chiuso le strade attorno a Gaza per le minacce di Hamas per l’uccisione di due suoi miliziani il giorno precedente. Poi con i primi razzi è stato via via un crescendo: dei circa 180/200 lanciati, 30 sono stati intercettati dall’Iron Dome le cui postazioni sono state rinforzate.

Almeno 150 gli obiettivi colpiti nella Striscia e tra questi una fabbrica per componenti per i tunnel, un’area usata dal comando navale di Hamas, un deposito di armi e anche due tunnel costieri d’attacco. Il palazzo colpito a Gaza secondo l’esercito era usato dalla sicurezza interna di Hamas, mentre fonti locali della Striscia hanno parlato di un centro culturale: almeno 18 i feriti.

L’escalation è stata condannata dall’Onu – il cui inviato Nickolay Mladenov ha denunciato i razzi contro Israele – e dalla Francia. Il presidente palestinese Abu Mazen ha chiesto l’intervento della comunità internazionale “contro l’escalation di Israele”.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)