In India quattro milioni senza cittadinanza, rischio espulsione

Musulmani in fila per accertare il loro status di cittadini in India.
Musulmani in fila per accertare il loro status di cittadini in India. (ANSA/AP Photo/Anupam Nath)

ROMA. – In India quattro milioni di persone hanno scoperto, loro malgrado, di essere ‘invisibili’: entrati nel paese dal Bangladesh negli ultimi quarant’anni, risultano esclusi dal registro di cittadinanza e adesso rischiano la perdita dei loro diritti e l’espulsione. Ufficialmente, New Delhi vuole una robusta stretta sull’immigrazione illegale. Ma c’è chi teme che si tratti di una persecuzione su base etnica contro la minoranza musulmana, da parte dei nazionalisti indù.

Il caso è nato dopo la pubblicazione del National Register of Citizens, in cui non compaiono quattro milioni di persone che vivono nello stato nord-orientale di Assam, dove un terzo dei suoi 32 milioni di abitanti è musulmano. Secondo la legge, hanno diritto alla cittadinanza indiana solo coloro che possono dimostrare di essere entrati nel paese prima del 25 marzo 1971, data in cui il Bangladesh dichiarò la sua indipendenza dal Pakistan.

Ma proprio quell’indipendenza scatenò una guerra e costrinse alla fuga milioni di persone, che si trasferirono ad Assan. E adesso molti di loro, dopo decenni, rischiano di diventare apolidi, rinunciando al welfare, ai diritti di proprietà, al voto. Potrebbero anche essere espulsi, come ha minacciato in passato il governo di Assan, guidato dal partito nazionalista indù del premier Narendra Modi.

Tra le proteste degli attivisti per i diritti umani, che paventano invece un disegno per cacciare dal paese la minoranza musulmana. Come è accaduto alla comunità Rohingya, costretta alla fuga di massa dalla Birmania. A New Delhi si è cercato di gettare acqua sul fuoco per scongiurare violenze in quella parte del paese, dove la convivenza tra indù e musulmani è tutt’altro che serena.

Il governo ha reso noto che i profughi ritenuti irregolari non saranno espulsi immediatamente ma avranno un’ultima possibilità di presentare una documentazione che provi il loro diritto a restare in India entro la fine dell’anno. Gli esclusi dal registro potrebbero anche appellarsi ai tribunali speciali, correndo però il rischio di trascorrere degli anni in un limbo senza diritti.

Tra l’altro il Bangladesh, che deve già fare i conti proprio con l’emergenza dei Rohingya, non ha mostrato alcun segno di apertura a nuovi profughi. Così, su questi quattro milioni di invisibili, che di fatto non sono ben accetti da nessuno, incombe lo spettro dei centri di detenzione. In attesa di un’espulsione non si sa dove.