Carceri: il 33% sono stranieri, ma calati in 10 anni

Un braccio tra le sbarre di un carcere
Carceri: il 33% stranieri

ROMA. – “Non c’è un’emergenza stranieri e non c’è un’emergenza sicurezza connessa agli stranieri”. Antigone, numeri alla mano, tranquillizza chi teme un’impennata di reati commessi da migranti. Anzi, spiega l’associazione per i diritti dei detenuti, in 10 anni alcune comunità si sono integrate e si è ridotto il numero di chi finisce in carcere: dal 2008 ad oggi, a fronte del raddoppio della presenza di stranieri in Italia, da 3 a 6 milioni tra regolari e irregolari, quelli detenuti sono calati da 21.562 a 19.868.

Anche i detenuti sarebbero dovuti raddoppiare, sottolinea l’associazione: “Invece no. Ogni diversa interpretazione e ogni allarme sono pura mistificazione”. Se i numeri in valore assoluto calano, è però vero che da anni un detenuto su tre è straniero: ad esempio, a giugno 2006 – come risulta dalle tabelle del ministero della Giustizia – i detenuti erano in totale 61.264 e 20.221 gli stranieri: quella è stata l’estate dell’indulto e a fine anno la popolazione carceraria si era quasi dimezzata arrivando a 39 mila, con 13.152 stranieri, il 33,7%. Una percentuale quasi identica ad adesso, oggi sono il 33,8%, con quelli non europei che sono 13.490, ossia il 22,9%. Sono tanti, ma non sono in aumento”.

Il rapporto evidenzia anche un altro dato: gli immigrati regolari non europei in carcere sono 3.000, intorno al 5% della popolazione detenuta, una “percentuale irrisoria”, identica a quella dei detenuti di origine lombarda, che sono 2.966. Questo per dire, afferma Antigone, che “la regolarizzazione è anche funzionale alla sicurezza del paese, alla riduzione dei crimini”.

Guardando al tipo di reati, gli stranieri commettono reati meno gravi: il 44,64% dei detenuti deve scontare una pena inferiore a un anno e solo il 5,6% sconta l’ergastolo (complessivamente 1.726). Il 37,3% dei detenuti è in carcere per reati legati alla droga: per questo Antigone sostiene che “un provvedimento coraggioso” di depenalizzazione e legalizzazione, svuoterebbe le carceri e darebbe risparmi, visto che il sistema carcerario costa per spese fisse di strutture e personale di 139,8 euro a detenuto. Su questo e sulla diversificazione dell’esecuzione penale si batte da anni l’associazione.

In totale nelle carceri ci sono 58.759 detenuti, “crescono ma di poco”, 672 persone in più in 5 mesi. Però “al sovraffollamento non si risponde con nuove costruzioni”, che sono “una scelta costosa (35 milioni per un carcere per 250 persone) e inefficace”. “Non è una cosa contro chi governa – dice Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione – ma un suggerimento che riguarda la realtà, una posizione che sosteniamo da 20 anni: l’edilizia carceraria non è mai stata la soluzione”.

(di Melania Di Giacomo/ANSA)