Migranti: quest’anno già millecinquecento morti nel cimitero del Mediterraneo

Un momento delle operazioni di soccorso da parte della Nave Vega. Un barcone sovraccarico di migranti
Un momento delle operazioni di soccorso da parte della Nave Vega. ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE

ROMA. – Il grande cimitero del Mediterraneo ha inghiottito dall’inizio dell’anno oltre 1.500 migranti che cercavano di raggiungere l’Europa e il 2018 ha già il suo drammatico primato di morti nonostante il drastico calo degli sbarchi rispetto al 2017. Con la Spagna che supera l’Italia per numero di arrivi: rispettivamente, 20.992 e 18.130 persone sbarcate.

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha diffuso la conta semestrale sul destino dei disgraziati che partono da una sponda giocandosi a una sorta di roulette russa la possibilità di approdare sull’altra. E di fronte ai numeri i commenti non servono. Dal primo gennaio al 25 luglio sono giunti sulle coste europee 55.001 migranti rispetto ai 111.753 dello stesso periodo dell’anno scorso. E i morti sono 1.504 contro i 2.401 del 2017. Meno, in termini assoluti, ma – nota l’Oim – “il 2018 rimane uno degli anni più letali per il fatto che si sono registrate meno traversate”.

La rotta più pericolosa rimane quella del Mediterraneo centrale, diretta verso l’Italia e Malta, con 1.111 morti, ma sono in vertiginoso aumento coloro che annegano tentando di raggiungere la Spagna attraverso il Mediterraneo occidentale, nuova via preferenziale per i trafficanti: 304 morti contro i 124 dell’anno scorso. E proprio oggi i Servizi di soccorso marittimi spagnoli hanno soccorso 751 persone su 52 diversi barconi tra lo Stretto di Gibilterra, il mare di Alboran e la costa di Alicante.

Intanto Human Rights Watch ha denunciato i trattamenti durissimi subiti da migliaia di migranti e richiedenti asilo al confine settentrionale della Grecia. “La Grecia – riferisce l’associazione umanitaria in una nota – non ha assicurato gli standard minimi di protezione a donne incinte, neomadri e altre persone arrivate via terra dalla Turchia nella regione del fiume Evros, al confine con la Turchia. Molte di loro fuggivano da Paesi devastati da violenza e repressione, tra cui Siria, Afghanistan, e Iraq”.

Continua intanto l’odissea della nave tunisina Sarost 5 con 40 migranti di vari Paesi africani bloccati a bordo da 13 giorni. L’Ong Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) ha chiesto alle autorità del Paese nordafricano di “rispondere alla richiesta di soccorso” e consentire l’attracco nel porto di Zarzis perchè i profughi, salvati dopo un guasto al motore della loro imbarcazione, possano ricevere le cure mediche e l’assistenza necessaria.

Il Forum, in un comunicato, se la prende con le “politiche disumane degli Stati dell’Unione europea” che, invece, attraverso un portavoce della Commissione fa sapere che “segue da vicino la vicenda”. Anche il premier ungherese Viktor Orban, in un’intervista a Bild, punta il dito contro una parte dell’Ue. Ovviamente dal suo punto di vista. La “colpa” per i naufragi delle imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo, dice al giornale tedesco, “è dei politici in Europa che incoraggiano i migranti e danno l’impressione che valga la pena andarsene”. Da Bruxelles l’esecutivo comunitario risponde che “non commenta i commenti”.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)

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