Reddito d’inclusione aiuta un milione di poveri, crollano gli assegni sociali

Poveri raccolgono buste con alimenti all'angolo di una strada
Rei aiuta un milione di poveri

ROMA. – Il Reddito d’inclusione, la misura di contrasto alla povertà messa a punto durante la scorsa legislatura, ha raggiunto 311 mila famiglie, toccando oltre un milione di persone, nel 73% dei casi residenti al Sud. A fare il bilancio sui primi sei mesi del 2018 è l’Inps, che, stando alle parole del suo presidente, Tito Boeri, reputa il Rei lo strumento adatto anche se ancora sottofinanziato.

Al momento è stato intercettato il 55% della platea stimata, ma da luglio le regole sono cambiate e molti paletti sono caduti. Per il riconoscimento valgono le soglie economiche e non più la condizione familiare (dalla gravidanza alla disabilità). Ora, infatti, si punta a coprire quasi 2,5 milioni di cittadini in condizioni di bisogno.

Certo, la sfida è ardua, visto che le fila dei poveri in Italia non accennano a diminuire. E probabilmente non aiuta il crollo degli assegni sociali: rispetto allo scorso anno si sono ridotti di tre quarti. Molto ha pesato l’innalzamento dell’età necessaria per il riconoscimento del beneficio.

Ed è sempre lo spostamento più in là del requisito anagrafico, stavolta quello che devono centrare le donne, ad avere generato un altro drastico calo, quello rilevato per le pensioni di vecchiaia. Infatti, dal 2018 anche le lavoratrici del privato e le autonome devono avere 66 anni e 7 mesi per uscire. Prolungamento che si è fatto sentire pesantemente sulle pensioni liquidate tra gennaio e giugno, tanto che solo tra i dipendenti il ribasso è stato del 24,6%.

Se le pensioni latitano, gli stipendi sembrano almeno recuperare un po’ di terreno. Grazie ai rinnovi dei contratti del pubblico impiego, l’Istat ha rilevato per giugno un aumento delle retribuzioni del 2%, come non accadeva dal 2011.

Per capire come evolverà la situazione, sia sul fronte della previdenza e dell’assistenza che su quello contrattuale, bisognerà aspettare la legge di Bilancio. Il vicepremier e ministro Luigi Di Maio ha già definito il Rei un “palliativo”, indicando come “priorità” il reddito di cittadinanza. Boeri ha invece stimato in 6,2 miliardi l’apporto utile a poter garantire un aiuto (l’importo medio mensile è di 308 euro) a tutti i poveri assoluti.

Quanto alle pensioni, il canale per uscire si fa sempre più stretto. Nel complesso, per chi lavora alle dipendenze l’età media di decorrenza è passata da 66,8 a 67,1. A questo punto è chiaro che chi può va via prima, come i cosiddetti ‘precoci’ (coloro che hanno iniziato prima dei 19 anni maturando quota 41). Si spiega così il sorpasso delle pensioni anticipate o di anzianità (per cui l’età effettiva di sgancio è 60,8).

Sembrano poi in via d’estinzione gli assegni sociali, attribuibili non più da 65 anni e sette mesi ma da 66 anni e sette mesi. E il prossimo anno non dovrebbe andare meglio, visto che l’asticella, se nulla cambia, sarà portata a 67 anni. Anche il nodo sugli statali risulta ancora da sciogliere, i sindacati vedranno la ministra della P.A, Giulia Bongiorno, e tra le richieste non potrà mancare il finanziamento della nuova tornata contrattuale.

(di Marianna Berti/ANSA)

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