Il regalo di Putin, un pallone-spia alla Casa Bianca?

Donald J. Trump riceve il pallone della Coppa del Mondo 2018 FIFA dal presidente russo Vladimir Putin
Donald J. Trump riceve il pallone della Coppa del Mondo 2018 FIFA dal presidente russo Vladimir Putin durante l'incontro a Helsinki. EPA/MAURI RATILAINEN

WASHINGTON. – Non bastavano le grane del Russiagate e le interminabili polemiche sul vertice con Vladimir Putin. Donald Trump deve ora fare i conti anche con il pallone da calcio che lo zar gli ha regalato durante la conferenza stampa seguita all’incontro di Helsinki: quello ufficiale dei mondiali in Russia, che però potrebbe contenere un microchip in grado di trasmettere informazioni a un telefono o un personal computer nelle vicinanze.

A sollevare la questione è stata l’agenzia Bloomberg, alimentando subito commenti allarmati. “Un pallone spia alla Casa Bianca?”, si chiedono in molti. Le immagini mostrano come quello che Putin ha consegnato sorridente nelle mani di Trump è il pallone di ultima generazione dell’Adidas con i colori della Russia, Paese ospite dei Mondiali 2018, ma anche con il logo del sistema Nfc (Near-field communication).

Un sistema che attraverso un chip può trasmettere dati a un dispositivo elettronico nelle circostanze, che si tratti di uno smartphone, di un tablet o di un personal computer. In attesa di vedere se questo sviluppo tecnologico potrà essere utile in campo per valutare alcune situazioni di gioco, molteplici sono le implicazioni commerciali. Il congegno infatti permette di controllare le perfomance di chi ci gioca, nonché – come spiega Adidas – di programmare anche delle sfide personalizzate. Insomma il pallone del futuro, ma che alla Casa Bianca potrebbe creare dei problemi.

Del resto non è la prima volta che scoppia una polemica sui regali della Russia. Quasi uno scandalo fu quello delle presunte chiavette-spia distribuite dai russi nell’ottobre 2013 al G20 di San Pietroburgo: chiavette Usb regalate a tutte le delegazioni presenti, compresi i leader, e a tutti i giornalisti. Una bufala come fu definita allora dal Cremlino, ma furono in molti a crederci. E qualche sospetto – secondo alcuni commentatori – resta ancora oggi.

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