Pedofilo ucciso dopo uscita dal carcere, forse vendetta

Un'auto pattuglia dei carabinieri.
Vittima stupro si suicidò. ANSA / US CARABINIERI

BENEVENTO. – Non escludono alcuna pista, neppure quella della vendetta, gli investigatori che stanno indagando sull’omicidio di Giuseppe Matarazzo, l’ex pastore di 45 anni condannato per pedofilia e ucciso con un’arma da fuoco ieri sera sul cortile di casa, a Frasso Telesino (Benevento).

L’uomo era uscito dal carcere lo scorso 18 giugno, non per un permesso premio, ma dopo aver scontato una condanna a 11 anni e 6 mesi per aver violentato una quindicenne la quale, il giorno dell’Epifania del 2008 si suicidò impiccandosi. L’uomo venne arrestato poco tempo dopo: secondo l’accusa approfittò dello stato di vulnerabilità della minorenne che aveva una infatuazione nei suoi confronti.

Secondo una prima ricostruzione dell’assassinio, intorno alle 20.30 di ieri sera, nei pressi della sua abitazione è arrivata un’auto di grossa cilindrata con due persone a bordo. Matarazzo aveva poco prima lasciato la madre, che ha preferito rincasare: si sarebbe avvicinato alla vettura dalla quale sarebbero stati esplosi diversi colpi di pistola, due dei quali sono risultati fatali. Lo hanno raggiunto al torace, uccidendolo.

Sull’omicidio indagano a trecentosessanta gradi i carabinieri del Nucleo operativo provinciale di Benevento e della Compagnia di Cerreto Sannita. Non si esclude la vendetta di un conoscente della minorenne che si tolse la vita o qualche cattiva frequentazione nel carcere di Poggioreale dove Matarazzo ha espiato la sua pena.

Sul tema della pedofilia è intervenuto oggi il vice presidente del Senato Roberto Calderoli per il quale nei confronti di commette reati “così gravi ed efferati le pene sono troppo lievi” anzi, a suo parere, la castrazione, chimica o chirurgica, rappresenterebbe “un deterrente e al tempo stesso una punizione per chi supera certi limiti”. Secondo il vicepresidente del Senato la vicenda dell’ex pastore ucciso dopo avere scontato la sua condanna “deve far riflettere”.

“Aspettiamo che le indagini facciano chiarezza, – ha concluso Calderoli – ma anche questa tragica vicenda, dove ci sono due vittime, o la vicenda che arriva da Piacenza dove una donna nel suo bar è stata sequestrata e ferocemente violentata per ore, conferma che le pene per chi commette reati così gravi ed efferati sono troppo lievi”.

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