Thailandia, i ragazzi della grotta finalmente a casa

I baby calciatori in ospedale posano con la foto del sub morto mentre andava in loro aiuto.
I baby calciatori in ospedale posano con la foto del sub morto mentre andava in loro aiuto. (ANSA)

BANGKOK. – Ora stanno bene, sono tornati in forze e finalmente sono a casa. Ma quei nove giorni da soli trascorsi, prima di essere individuati, nel buio pesto e senza cibo, i ‘cinghialotti’ thailandesi recuperati dalla grotta Tham Luang li ricordano ancora. “Siamo sopravvissuti bevendo l’acqua dalla roccia”, hanno raccontato in una conferenza stampa appena dimessi dall’ospedale. E il momento del ritrovamento, ancora oggi, per loro sembra un miracolo.

“Non eravamo sicuri che stesse succedendo veramente”, ha spiegato Adul Sam-on, il primo ragazzo a comunicare in inglese con i soccorritori. Con il gruppo debilitato su quella banchina asciutta dove erano rimasti confinati per 220 ore “cercando di non pensare al cibo”, rassegnati dopo aver scavato invano nella roccia sperando di trovare un’uscita, l’allenatore ha richiamato la loro attenzione a quelle che sembravano voci in lontananza.

“Ci siamo fermati ad ascoltare. Ed era vero. Eravamo scioccati”, ha continuato Adul, ricordando la sorpresa nel vedere un sub britannico e non un thailandese emergere dall’acqua. L’incontro dei ragazzi con un pubblico di giornalisti, il primo dal momento del loro salvataggio, è durato circa un’ora in un contesto attentamente preparato dalle autorità thailandesi, all’interno del programma di propaganda della giunta militare ‘La Thailandia va avanti’.

Un giornalista thailandese ha letto una serie di domande scelte in anticipo con la consulenza di psicologi, allo scopo “di non turbare i ragazzi”, che hanno recuperato tre chili di peso durante la degenza. In realtà, il gruppo è apparso di buon umore e capace di scherzare sulla vicenda, e l’impressione è che il governo stia già sfruttando la storia a proprio beneficio, all’insegna della riconciliazione nazionale.

Alla conferenza stampa, tutti vestiti con la divisa di squadra dei ‘Cinghiali’, i ragazzi hanno negato di non saper nuotare, come era stato inizialmente riferito. Anzi, hanno dovuto farlo anche durante la fuga dall’improvviso allagamento della grotta. Alla conferenza stampa hanno anche riflettuto sul significato della loro odissea.

“Ci sentiamo in colpa per Saman Gunan”, il volontario rimasto senza ossigeno durante il recupero, hanno detto davanti a un ritratto dell’ex Navy Seal con le loro dediche. Ma sono anche consapevoli di essere diventati più forti e più pazienti. Tutti hanno chiesto scusa ai loro genitori “per essere stati birichini”, dato che l’entrata nella grotta è stata un’idea dell’ultimo momento.

Questa sarà la loro prima sera a casa da quasi un mese. Il momento tanto atteso è anche il ritorno ai loro piatti preferiti: riso fritto con la pasta di pesce, maiale o pancetta croccante con basilico. Impegnandosi a diventare “bravi cittadini”, i cinghialotti hanno parlato anche dei loro sogni: per alcuni è sempre quello di fare i calciatori professionisti, ma quattro hanno alzato la mano alla domanda “Chi vuole diventare un Navy Seal?”, ossia far parte del corpo d’élite della Marina che ha fatto loro compagnia e poi li ha salvati. Per i quattro ragazzi ancora apolidi (in quanto minoranze etniche al confine), un sogno è ora quasi realtà: i documenti per la richiesta della cittadinanza thailandese sono già pronti.

(di Alessandro Ursic/ANSA)