Trump ci ricasca: “La Russia non è più una minaccia”

Stretta di mano tra Putin e Trump durante l'incontro ad Helsinki.
Stretta di mano tra Putin e Trump durante l'incontro ad Helsinki. (Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

WASHINGTON. – Donald Trump ci ricasca e dopo la precipitosa retromarcia di ieri sul Russiagate torna a sconfessare pubblicamente la sua intelligence sulle interferenze della Russia. Nella foga di difendere “il successo” del summit di Helsinki con Vladimir Putin, il presidente Usa è andato oltre, escludendo che vi siano ancora minacce agli Stati Uniti da parte di Mosca.

Il suo è stato un ‘no’ quasi sussurrato, in risposta alla domanda dei giornalisti se la Russia stia attivamente prendendo ancora di mira la democrazia americana. Ma tanto è bastato a riaccendere immediatamente animi e polemiche. Perché è un ‘no’ che suona come un altro schiaffo alle agenzie di intelligence americane, che continuano a lanciare l’allarme rosso sulle interferenze russe.

Tanto che in serata è dovuta di nuovo intervenire la Casa Bianca per correggere: “Crediamo che la minaccia esista, e per questo stiamo lavorando per evitare” nuove interferenze russe, si è affannata a precisare la portavoce Bianca Sarah Sanders, arrampicandosi sugli specchi per puntualizzare che Trump non intendeva affatto negarlo e che il suo ‘no’ si riferiva ad ulteriori domande.

Proprio nei giorni scorsi, il direttore della National Intelligence Dan Coats aveva ribadito la minaccia di cyber-attacchi, affermando che la situazione è “a un punto critico”. Coats aveva paragonato i “segnali d’allarme” a quelli che precedettero l’11 settembre.

“Oggi l’infrastruttura digitale che serve il nostro Paese è letteralmente sotto attacco”, aveva detto all’Hudson Institute a Washington. “Fu nei mesi precedenti all’11 settembre che, stando all’allora direttore della Cia George Tenet, il sistema lampeggiò rosso. E quasi due decenni dopo, sono qui a dirvi che l’allarme rosso lampeggia nuovamente”, aveva rimarcato, indicando in Russia, Cina, Iran e Corea del Nord i Paesi che “continuano nei loro sforzi per minare la nostra democrazia” e dipingendo Mosca come “l’attore straniero più aggressivo, senza dubbio”.

Ma questo a Trump sembra proprio non entrare in testa. “C’è chi odia il fatto che io sia andato d’accordo con il presidente Putin. Preferirebbero la guerra a questo”, ha twittato di prima mattina il tycoon prendendosela con i detrattori, ‘fake news’ media e altri. In molti, secondo lui, nei ranghi più alti dell’intelligence hanno apprezzato “la mia performance alla conferenza stampa di Helsinki. Putin ed io abbiamo discusso temi importanti nel nostro incontro. Siamo andati d’accordo e la cosa ha urtato molti ‘hater’ che volevano vedere un incontro di box. Arriveranno grandi risultati!”.

Per il tycoon, affermare il contrario è malafede. Tanto più che “mai nessun presidente è stato duro con la Russia come lo sono stato io. Guardate i numeri, guardate le sanzioni, guardate i diplomatici” che abbiamo espulso. “E penso che Putin lo sappia meglio di tutti, certamente molto meglio dei media”.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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