Non si ferma il consumo del suolo, persi 52 km quadrati nel 2017

Cartelloni pubblicitari per incentivare lo stop al consumo del suolo.
Non si ferma il consumo del suolo

ROMA. – Non si arresta il consumo di suolo nel nostro Paese, anzi viaggia al ritmo incessante di 2 metri quadrati persi ogni secondo e ricoperti dal cemento. L’Italia è riuscita a ‘mangiarsi’ 52 chilometri quadrati soltanto l’anno scorso; che è un po’ come se nel 2017 si fosse costruita ogni due ore un’area grande quanto piazza Navona.

La fotografia l’ha scattata il nuovo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) dedicato al consumo di suolo, da cui emerge che per esempio il costo stimato per la perdita di servizi ecosistemici (dalla minore capacità di stoccaggio di CO2 alla riduzione degli spazi agricoli) è di oltre due miliardi.

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa chiede, per questo, di rilanciare, con un “tagliando”, la legge sullo stop al consumo di suolo che nella scorsa Legislatura era arrivata a un passo dall’approvazione: “serve una nuova legge per difendere il suolo dal consumo e dallo spreco. Partiamo dal buon lavoro fatto nella scorsa Legislatura. Io vorrei, ma il Parlamento poi valuterà, che fosse inserito il concetto di bilancio ecologico preventivo”, cioè vorrei che venisse valutato “quanto costa al cittadino”, sia da un punto di vista “ecologico” che “sociale, cementificare o comunque costruire qualcosa di nuovo” per capire così il ‘peso’ sul territorio.

Una nuova legge ritenuta “urgente” dalla vicepresidente del gruppo di Liberi e Uguali alla Camera Rossella Muroni – che ha già depositato una proposta di legge ad hoc, in cui si parla anche di rigenerazione urbana – dal momento che i numeri confermano “come fermare il consumo di suolo sia una priorità per il nostro già fragile Paese”.

Secondo il nuovo rapporto dell’Ispra il consumo di suolo aumenta nelle Regioni in ripresa economica, al nord in particolare, ed ‘entra’ anche nelle aree protette (quasi 75 mila ettari impermeabili, tra i peggiori per il 2017 il parco dei Monti Sibillini e il parco del Vesuvio) e a rischio idrogeologico, soprattutto lungo le coste e i corsi d’acqua (dove si arriva all’8%, superando la media nazionale del 7,65%). Inoltre, più del 24% del consumo di suolo, tra il 2016 e il 2017, è avvenuto all’interno di aree soggette a vincoli paesaggistici. I nuovi edifici superano il 13,2% del territorio vincolato. Mentre sul fronte dissesto idrogeologico il 6% riguarda aree a rischio.

Ritmi di perdita di suolo che, osserva Costa, “non ci possiamo più permettere”; che “non vuol dire che non si deve fare più niente” ma pensare, prima ancora di costruire il ‘nuovo’, a “tutto quello che nelle città” per esempio è “recuperabile”, come gli “spazi sprecati”. Ma il suolo perso, perché occupato in modo abusivo, si può anche recuperare. E in quest’ottica sembra andare la proposta del ministro Costa di affidare “la competenza degli abbattimenti alle procure generali della Repubblica”, e procedere in modo molto più veloce.

Così che, per esempio nelle zone dove prima c’erano degli abusi edilizi, si potrebbero piantare alberi per ricreare dei boschi oppure, attraverso un bando pubblico, prevedere i cosiddetti orti urbani. Sarebbe “un bel messaggio – conclude Costa – dove prima c’era un caseggiato abusivo ora c’è uno spazio per i cittadini”.

(di Tommaso Tetro/ANSA)

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