La battaglia dei dazi si sposta al Wto, ricorsi incrociati

Funzionari dell'Ue stringono la mano a quelli cinesi nell'incontro commerciale tra Cina e UE
Incontro commerciale tra Cina e UE

PECHINO. – Cina e Usa si sfidano a colpi di ricorsi al Wto in uno scontro commerciale che, oltre ai rilanci su dazi e contro dazi, sale di tono anche sulle dispute legali. Pechino ha annunciato nel pomeriggio di volersi affidare all’ Organizzazione mondiale del commercio in risposta alla minaccia di tariffe maggiorate del 10% dagli Usa sull’import di beni ‘Made in China’ per 200 miliardi di dollari ex “Section 301” dello Us Trade Act.

A poche ore di distanza, Washington ha messo invece nel mirino Pechino e altri quattro membri dell’istituzione di Ginevra per “dazi illegali”: sono Cina, Unione Europea, Canada, Messico e Turchia a finire sul banco degli accusati per “misure ritorsive” alla stretta del 10% sull’alluminio e del 25% sull’ acciaio imposti dagli Usa e giustificati, secondo una nota del rappresentante del Commercio americano, “sulla base degli accordi internazionali approvati fra gli Usa e i suoi partner”.

Un doppio colpo che ha vanificato l’appello del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. “E’ comune dovere di Ue, Cina, Usa e Russia non iniziare guerre commerciali”, ha quasi scandito in conferenza stampa col premier cinese Li Keqiang e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker.

“Oggi, nello stesso giorno in cui l’Europa incontra la Cina a Pechino, il presidente americano Trump e il presidente russo Putin parleranno a Helsinki. Siamo tutti consapevoli del fatto che l’architettura del mondo sta cambiando sotto i nostri occhi”, ma c’è la responsabilità di lavorare a un “cambiamento in meglio”. Insomma, “c’è ancora tempo per prevenire il conflitto e il caos”.

Il 20/o summit Ue-Cina si è tenuto nel momento meno indicato con l’Ue appena definita da Trump un “nemico” e con la Cina delusa per non aver trovato in Bruxelles, nonostante il pressing, una sponda per contrastare l’unilateralismo Usa “cambiando campo”, hanno detto all’ANSA fonti vicine al dossier.

L’atmosfera nella sala Taiwan della Grande sala del popolo alla fine ne ha risentito: l’avvicinamento Ue-Cina è stato più formale che di sostanza in attesa di passaggi (se mai ci saranno) più concreti. Cina e Ue sono “due forze di stabilità” e hanno scelto misure per “salvaguardare il libero commercio” e un sistema multilaterale di regolamentazione globale, ha detto Li da parte sua, condividendo l’idea del gruppo di lavoro di riforma del Wto per definire le regole “di un commercio più aperto e inclusivo” e spendendo parole accorate sulla volontà di Pechino di aprirsi sempre più.

Tusk ha proposto regole su sussidi industriali, proprietà intellettuale e trasferimenti forzati di tecnologia, riduzione dei costi commerciali insieme a un nuovo approccio allo sviluppo e alle risoluzione delle controversie, più efficace, aggiornando un quadro di riferimento già rivoluzionato rispetto a 20 anni fa.

La Cina “condivide l’obiettivo di concludere i negoziati a breve” sul trattato bilaterale per gli investimenti bilaterali con l’Ue in discussione da tempo e vera cartina della volontà di prodere all’avanzamento della partnership, mentre si avvia a “concludere entro ottobre i negoziati sulla protezione delle indicazioni geografiche Igp”, ha rilanciato Li. Sono piccoli o importanti passi, a seconda dei punti di vista, su cui pendono comunque l’incertezza del fattore Trump e la debolezza dell’Ue.

(di Antonio Fatiguso/ANSA) –

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