Ministro Centinaio: “Non vedo i vantaggi del Ceta, ma niente fretta Aula”

Un primo piano del ministro dell'agricoltura Gian Marco Centinaio
il ministro dell'agricoltura Gian Marco Centinaio

BRUXELLES. – Per ora non ci sono “dati concreti per cambiare idea” a favore del Ceta, ma non c’è neanche una “idea preconcetta” sull’accordo commerciale con il Canada, anche perché “solo gli stupidi non cambiano idea”. Non ci sarà quindi un voto imminente in Aula sulla sua ratifica: la priorità è ora “prendere una posizione ragionata e la più obiettiva possibile”.

E con queste considerazioni il ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio ha concordato con il commissario Ue Phil Hogan, che lo ha annunciato, uno studio sull’impatto del Ceta sui produttori agroalimentari italiani. Insomma non c’è fretta di decidere, come chiedono anche molte delle associazioni di categoria tra cui Federdoc, Aicig ma anche Agrinsieme, mentre Coldiretti continua a insistere sugli effetti negativi dell’intesa commerciale.

“Vogliamo capire se realmente il Ceta è vantaggioso per il nostro Paese, ad oggi ci sembra di no”, anche perché “il problema è che fino ad oggi nessuno mi ha fatto cambiare idea, nessuno mi ha dato dei dati concreti” per farlo, ha affermato Centinaio a margine del Consiglio Ue agricoltura. Uno dei nodi sono il limitato numero di Igp e Dop protette dall’accordo, 41 sulle 249 che ha l’Italia. Si tratta però di una fetta molto sostanziosa delle 143 indicazioni di origine complessive per la prima volta protette dal Ceta, relative ai prodotti più conosciuti e consumati all’estero.

“Ce ne sono circa 200 fuori, vediamo se queste sono tutte locali” oppure “se ce ne sono alcune che possono essere tutelate” anche a livello internazionale, ha spiegato il ministro. In realtà, come previsto dagli accordi di libero scambio che hanno una lista di prodotti con indicazione di origine tutelati, questa almeno tecnicamente resta sempre aperta a eventuali modifiche o aggiunte.

L’accordo con il Canada prevede 143 prodotti ed è già stato finalizzato, ma “c’è una procedura che permette di aggiungere altri prodotti in futuro” se c’è un’intesa con i canadesi, hanno ricordato fonti Ue. Altro nodo sono le valutazioni contrastanti dell’impatto dell’applicazione provvisoria del Ceta sull’export del ‘made in Italy’.

Secondo i consorzi dei vini a denominazione di Federdoc, “serve tempo” per capirlo ma ci sono già segnali positivi con una crescita del 9% in valore confermato nel primo trimestre, mentre Coldiretti sostiene che ci sia stato un calo su anno del 4% delle esportazioni di bottiglie italiane in Canada nel primo trimestre.

Anche per questo i consorzi delle indicazioni geografiche di Aicig chiedono “un tavolo tecnico nazionale” per “formulare un giudizio completo, obiettivo” sul Ceta. Agrinsieme, che raccoglie Cia, Confagricoltura, Copagri e cooperative, avverte chiaramente che “la mancata ratifica del Ceta sarebbe un clamoroso autogol”.

La valutazione che faranno “nei prossimi mesi” la Direzione generale Agricoltura e quella Commercio della Commissione Ue aiuterà dunque a fare ulteriore luce. “Non mi sembra che neanche gli altri Paesi abbiano tutta questa fretta di approvare il Ceta, non vedo perché dovremmo avercela noi”, spiega Centinaio. Nessun problema invece per l’accordo commerciale Ue-Giappone che sarà firmato domani a Tokyo: per il ministro, “vediamo più tutelata l’agricoltura italiana rispetto al Ceta”.

(di Lucia Sali/ANSA)

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