Intesa Trump-Putin: “Finita la guerra fredda”

Donald J. Trump riceve il pallone della Coppa del Mondo 2018 FIFA dal presidente russo Vladimir Putin
Donald J. Trump riceve il pallone della Coppa del Mondo 2018 FIFA dal presidente russo Vladimir Putin durante l'incontro a Helsinki. EPA/MAURI RATILAINEN

ROMA. – Così diversi e così uguali. Nel mondo che vira velocemente verso nuove regole e comportamenti internazionali che stravolgono l’ordine mondiale fin qui conosciuto, Donald Trump e Vladimir Putin vivono questo tornante della Storia con un feeling personale che va al di là di intese e contrapposizioni, interessi comuni e divergenze.

America first da un lato e ipernazionalismo russo dall’altro sembrano fatti apposta per capirsi e sposarsi nell’era della crisi della globalizzazione e del ritorno ai protezionismi e agli Stati nazione. ‘Non c’è stata nessuna ingerenza russa sul voto americano’: la convergenza dei due presidenti nel condannare le indagini sul Russiagate rappresenta l’immagine plastica della ‘chimica’ che unisce Donald e Vladimir, convinti entrambi che il mondo di oggi vada gestito più attraverso i rapporti personali e le relazioni bilaterali fra gli Stati che attraverso i percorsi del multilateralismo considerati spesso troppo lunghi e faticosi.

Il Trump che misura il mondo più sui bilanci dei rapporti economici che sui valori di quelli politici e il Putin che mira a ritrovare un ruolo internazionale per la madre patria russa hanno alcuni punti di divergenza, ma soprattutto hanno molti punti di incontro e di interesse che considerano entrambi buona merce di scambio per costruire un nuovo rapporto tra Washington e Mosca.

In Siria Trump è pronto a chiudere un occhio sul ruolo di Assad a lasciarlo ancora un po’ al potere in cambio di un intervento russo per un ruolo iraniano più moderato, soprattutto al confine con Israele. Putin cercherà di convincere Kim Jong-un a dare seguiti al vertice di Singapore con Trump aspettandosi un congelamento del problema ucraino (ma qui le divergenze restano) e magari, in futuro, più comprensione sulle sanzioni (basterebbe ricordare l’auspicio di Trump per il rientro di Mosca nel G8).

Putin vuole rinnovare gli accordi sullo smantellamento missilistico, consapevole che la Russia non sarebbe in grado di reggere il ritmo di una nuova corsa al riarmo. Trump non ha interesse a spingere sull’acceleratore, consapevole della netta superiorità americana dal punto di vista militare e tecnologico. L’unico punto su cui Trump e Putin sono stati chiaramente e pubblicamente in disaccordo riguarda i temi economici e in particolare il progetto del Nord Stream e sul petrolio da vendere alla Vecchia Europa, che nessuno dei due ha comunque molta voglia di difendere.

Putin è irritato per le sanzioni appena rinnovate dall’Unione europea e Trump ha chiaramente detto che considera l’Europa ‘un nemico’, a cominciare dalla Germania di Angela Merkel, ‘colpevole’ di avere una bilancia commerciale troppo favorevole. Putin critica la Nato troppo vicina ai confini russi, Trump chiede che tutti i membri dell’Alleanza paghino di più minacciando l’uscita degli Usa, non curandosi degli appelli accorati dei consiglieri del Pentagono e della Cia che considerano Mosca ancora un ‘nemico’.

Trump elogia la hard Brexit, Putin vuole un’Europa debole. Per inciso, i Paesi europei non fanno nulla per tirarsi fuori da questa situazione. Vasi di coccio tra vasi di ferro rimangono incapaci di avere una qualsiasi politica comune sulle grandi sfide di inizio millennio, a cominciare da quella dei migranti. Ma di Europa, Trump e Putin hanno parlato poco. Il loro percorso ha altre direzioni. ‘La guerra fredda è finita’, ha sentenziato Vladimir, regalando un pallone di Russia 2018 a Donald.

(di Stefano Folli/ANSA)