INNSBRUCK. – Attraccherà domani mattina nel porto di Trapani la nave Diciotti della Guardia Costiera, ma prima – è la condizione posta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini – “voglio nomi e cognomi dei dirottatori violenti che devono finire in galera”.
Si consuma così l’ennesima giornata ad alta tensione nel Governo, alla vigilia della riunione informale del consiglio dei ministri dell’Interno Ue, dove il titolare del Viminale porterà un documento condiviso dal Governo e discusso in mattinata a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte.
L’odissea dei 67 soccorsi dalla Vos Thalassa, dunque, non si conclude neanche oggi. Salvini non ha infatti intenzione di cedere. Mentre dal ministero dei Trasporti fanno sapere in mattinata che la Diciotti è diretta verso Trapani, lui grida l’alt: “prima di concedere qualsiasi autorizzazione, attendo di sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori che dovranno scendere dalla nave in manette”.
E poliziotti sono saliti sulla Diciotti per acquisire elementi su quanto accaduto, mentre altri agenti sono in navigazione verso la Vos Thalassa per avere testimonianze di prima mano sugli autori delle minacce. Tutto materiale che sarà girato alla procura che dovrà spiccare i provvedimenti cautelari, ma che per ora non ha aperto alcuna indagine sulle presunte minacce giunte dal alcuni dei migranti soccorsi, un ghanese ed un sudanese in particolare, avrebbero rivolto all’equipaggio del rimorchiatore quando hanno saputo che sarebbero stati consegnati ad una motovedetta libica.
Il ministro dell’Interno nega scontri con il collega Toninelli. “Con lui – spiega – io lavoro bene e quotidianamente, ma mi dà fastidio che qualcuno che si vende per profugo possa arrivare in Italia usando la violenza e le minacce di morte. Darò quindi la destinazione del porto per la Diciotti – ha ribadito – quando le autorità che devono indagare, non sono io,daranno nomi e cognomi dei violenti che hanno dirottato una nave italiana e finiranno in galera. Non li voglio in giro per il Paese”.
Sulla linea intransigente di Salvini è intervenuto il segretario di Stato vaticano: “la chiusura dei porti – ha spiegato il cardinale Parolin – non è la soluzione, abbiamo già espresso le nostre preoccupazioni” e della questione migranti, ha aggiunto, “abbiamo parlato oggi con il presidente Mattarella”.
In serata Salvini è volato ad Innsbruck per partecipare alla prima riunione della presidenza austriaca di turno dell’Ue. Ha incontrato il collega tedesco, il ‘falco’ Seehofer ed al termine ha parlato di asse Italia-Germania. Con Berlino, ha sottolineato, “abbiamo obiettivi comuni: meno sbarchi, meno morti, meno immigrati”.
Quanto alla spinosa questione dei movimenti secondari, cioè dei migranti registrati in Italia che Germania, Austria ed altri Paesi vorrebbero rimandare indietro, il ministro è stato netto: “Abbiamo chiesto ed ottenuto supporto per presidiare le frontiere esterne, intervenire in Libia, spendere soldi in Africa, ridurre il numero delle partenze e delle richieste di asilo e suddividere coloro che sbarcano in Italia. Una volta ottenuto il controllo delle frontiere esterne siamo disposti a ragionare sui movimenti interni in Europa”.
Ribadita inoltre la richiesta di cambiare le regole della missione Sophia, “che ha portato in Italia 45mila migranti. Ne parleremo già la prossima settimana”. Domani ci sarà la riunione dei ministri Ue, preceduta da un incontro trilaterale di Salvini con lo stesso Seehofer ed il collega austriaco Herbert Kickl e da un bilaterale con il francese Gerard Collomb.
“Prima di accettare in Italia un solo immigrato vogliamo che l’Europa protegga le frontiere: su questo l’asse italo tedesco si farà sentire”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini al termine dell’incontro bilaterale col collega tedesco Horst Seehofer. “Abbiamo chiesto ed ottenuto – ha aggiunto – supporto per presidiare le frontiere esterne, intervenie in Libia, per spendere soldi in Africa, per ridurre il numero delle partenze e delle richieste di asilo e suddividere coloro che sbarcano in Italia. Una volta ottenuto il controllo delle frontiere esterne siamo disposti a ragionare sui movimenti interni in Europa”.
(dell’inviato Massimo Nesticò/ANSA)