Thailandia, le pompe hanno ceduto subito dopo il salvataggio

Nelle grotte militari azionano pompe per evitare l'allagamento
In questa foto della Royal Thai Navy militari all'opera nelle operazioni di soccorso.. (Royal Thai Navy via AP)

BANGKOK. – Ora che l’incubo è finito sorridono, parlano, almeno alcuni di loro camminano. Ma durante il lungo percorso per uscire dalla grotta Tham Luang, dove sono rimasti intrappolati per 18 giorni, i 12 giovani calciatori thailandesi e il loro allenatore sono stati sedati e trasportati legati a una barella. Ma anche fortunati: poche ore dopo l’uscita dell’ultimo ragazzo e del coach, la grotta è tornata ad allagarsi velocemente per l’improvviso cedimento delle pompe, stremate dall’estrazione di acqua non-stop per due settimane.

Se una delle preoccupazioni maggiori prima del recupero era il fatto che nessuno dei ragazzi da salvare aveva esperienza di immersioni, un altro video diffuso dai Navy Seal ha fatto vedere come i soccorritori hanno aggirato il problema. I giovani calciatori e l’allenatore sono stati infatti sedati e trasportati in barella lungo un percorso preparato meticolosamente dai soccorritori, in alcuni punti anche con cavi a cui appendere la barella, che in altri tratti è stata fisicamente trasportata a braccio anche dai sei sub del circa centinaio che hanno partecipato al recupero.

Quanto ai farmaci somministrati, è evidente che sono ben più pesanti degli “ansiolitici” menzionati dal premier Prayuth Chan-ocha. Un comandante dei Navy Seal ha rivelato che i ragazzi erano intontiti; alcuni quasi dormivano, altri muovevano lievemente le dita. Tutti sono arrivati comunque coscienti in ospedale. E se l’operazione è stata un enorme successo logistico e di cooperazione internazionale, la componente fortuna ha avuto il suo peso.

Alcuni dei sub riemersi a fine missione hanno rivelato che le idrovore principali hanno ceduto poche ore dopo il ritorno in superficie dell’ultimo giovane calciatore e dell’allenatore, tornando velocemente ad allagare la grotta. “La gente ha iniziato a urlare, le luci delle torce illuminavano l’acqua che saliva”, ha raccontato uno dei soccorritori, scappati in fretta verso l’uscita che distava un’ora, proprio mentre stavano raccogliendo l’equipaggiamento.

Tra quelli usciti per ultimi c’era anche il medico australiano Richard Harris, che ha saputo poco dopo della morte del padre. La buona stella che ha protetto i ragazzi, comunque, è ancora lì. Ventiquattro ore dopo la conclusione di un’operazione che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, sono state diffuse le prime immagini dei ‘cinghialotti’.

Hanno perso circa due chili di peso ma stanno bene, sembrano di buonumore e parlano tra di loro nella stanza unica dove sono tenuti tutti assieme con la mascherina alla bocca. Almeno tre di essi sono visti camminare. Anche quelli ancora a letto sono coscienti e felici di vedere per la prima volta i loro genitori, anche se ancora al di là del vetro per precauzione. Solo uno di essi ha una lieve infezione polmonare, e per tutti ovviamente la cautela è massima. Ma i medici non si dicono preoccupati.

Mentre la Thailandia ancora celebra il lieto fine della vicenda, vista anche come il prodotto della collaborazione di un Paese che nell’ultimo decennio è stato lacerato da divisioni politiche e sociali, il capo dei soccorsi ha messo il tutto in prospettiva: “Non sono eroi, ma solo ragazzi che hanno avuto un incidente”, ha detto il governatore Narongsak Osatanakorn, auspicando che diventino bravi cittadini una volta cresciuti.

Ma la scampata tragedia avrà probabilmente benefici per tutto il Paese. Finora una meta solo per gli appassionati di speleologia, la grotta Tham Luang diventerà un’attrazione turistica internazionale, con un museo che racconterà la storia dell’operazione.

(di Alessandro Ursic/ANSA)