Libera dopo otto anni la vedova del Nobel Liu Xiaobo

Liu Xia a braccia aperte vola verso la libertà
Liu Xia lascia la Cina e vola in Germania.

PECHINO. – Nell’autunno del 2010, Liu Xia raggiunse una prigione del nordest della Cina per comunicare al marito Liu Xiaobo, attivista e dissidente, che gli era stato assegnato il premio Nobel per la Pace. Fu l’ultimo viaggio da donna libera prima del buio di 8 anni, tra arresti domiciliari e sorveglianza delle autorità senza formali contestazioni.

Poetessa e artista, è stata liberata e le è stato permesso di partire questa mattina per raggiungere la Germania dopo lo scalo a Helsinki, fino all’arrivo all’aeroporto di Berlino a chiusura di un viaggio, questa volta, ben più lungo delle 12 ore reali. “Ha lasciato il Paese per cure mediche, di sua volontà”, ha spiegato la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying in conferenza stampa, aggiungendo di non avere altre informazioni.

Nessun legame con la missione in corso del premier cinese Li Keqiang nella capitale tedesca. La svolta, invece, è maturata a maggio nella visita a Pechino della cancelliera Angela Merkel, tra le poche a sollevare insieme all’Unione europea ancora il tema dei diritti umani nei rapporti con Pechino.

Nella conferenza stampa congiunta Li disse che “dobbiamo anche rispettare l’umanitarismo e seguire i principi umanitari. Siamo disponibili ad avere un dialogo con la Germania”. Parole che, alla luce degli sviluppi di oggi, hanno assunto un significato più definito. Ci sono stati almeno un paio di rinvii malgrado gli sforzi della diplomazia tedesca, secondo quanto appreso dall’ANSA.

Il primo, ad autunno, a causa del Congresso del Pcc e il secondo a marzo con il rito delle “due assemblee legislative”, chiamate a ratificare i cambiamenti istituzionali proposti dal Partito. Uno stop motivato dall’esigenza di evitare possibili interferenze con i due delicati passaggi politici della Repubblica popolare. Le condizioni di salute, in peggioramento sotto il profilo fisico e psichico, hanno di recente spinto gli esperti Onu dei diritti umani a sollecitare la Cina per una rapida soluzione.

“E’ più facile morire che vivere”, disse Liu Xia sfogando la disperazione nella telefonata a fine aprile con Liao Yiwu, amico che vive in Germania e che ne diede conto su ChinaChange.org, sito che promuove le battaglie per i diritti civili nel Dragone. Era sfumato all’ultimo minuto l’operazione Germania. Liu Xia si dichiarò pronta a morire per protesta contro i domiciliari decisi da fine 2010, dall’assegnazione del Nobel per la Pace a suo marito.

Liu Xiaobo, fortemente critico verso Pechino, è deceduto a 61 anni a luglio 2017 per un cancro al fegato mentre scontava una condanna a 11 anni di carcere per “incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato” dopo aver ispirato la “Charter 08”, con il vasto piano di riforme e la fine del Partito comunista unico.

“Mia sorella è già partita da Pechino per l’Europa a mezzogiorno per cominciare una nuova vita”, ha scritto oggi il fratello Liu Hui sui social network cinesi. “Grazie a tutti coloro che hanno aiutato e si sono presi cura di lei in questi anni. Spero che la sua vita sia ora di pace e di felicità”. A 57 anni, Liu Xia è tornata una donna libera, a pochi giorni dal 13 luglio, primo anniversario della morte di Liu Xiaobo.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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