Fake news e complotti, dopo Facebook in campo YouTube

L'entrata degli uffici di Google e YouTube
L'entrata degli uffici di Google e YouTube

ROMA. – Teorie fantasiose sullo sbarco sulla luna, bufale sulla salute, informazioni e immagini false su grandi fatti di cronaca. In futuro, si spera, notizie e video di questo genere potrebbero apparire sempre meno anche su YouTube. Dopo Facebook, infatti, la popolare piattaforma video di proprietà di Google si impegna nella lotta impossibile alle fake news e alle teorie complottistiche mettendo sul piatto 25 milioni di dollari.

Serviranno a mettere a punto nuove funzioni e ad aiutare le organizzazioni d’informazione, a partire dalle elezioni di medio termine negli Stati Uniti a novembre. La società guidata da Susan Wojcicki ha annunciato un ulteriore passo nel più ampio disegno battezzato Google News Initiative lanciata a marzo.

L’obiettivo è dare maggior peso a nuovi video autorevoli per assicurare che gli utenti abbiano “accesso ad un’informazione di alta qualità” spiega Neal Mohan, responsabile dei prodotti di YouTube. Dando più peso a video autorevoli la piattaforma punta così a sminuire quelli sulle teorie del complotto offrendo agli utenti mezzi per “poter effettuare le proprie decisioni”.

La strategia di YouTube si snoda su più fronti: da una parte alcuni video sensibili verranno corredati da testi che rimandano a “fonti affidabili come Wikipedia e l’Enciclopedia Britannica”. E, nelle ore successive un grande evento d’attualità, la piattaforma arricchirà i risultati delle ricerche con link a notizie ed articoli che affrontino l’argomento in questione.

Mohan ha sottolineato che l’operazione non è una semplice lista di fonti affidabili e che 10mila revisori umani in Google aiutano a monitorare fonti e storie. La società ha anche precisato che i 25 milioni di dollari saranno inoltre impiegati a finanziare media e testate giornalistiche di tutto il mondo per mettere in piedi “operazioni video sostenibili”, con la formazione di personale e migliorando le strutture di produzione. I soldi non finanzieranno la creazione di video.

Nell’ardua lotta al dilagare delle bufale in rete tutte le compagnie tecnologiche sono in campo, dopo essere state nel mirino per via del Russiagate. Poche settimane fa Facebook ha annunciato che oltre alle notizie il processo di verifica si allargherà a foto e video spesso manipolati; mentre Twitter ha sospeso in maggio e in giugno oltre 70 milioni di account sospetti di propagare fake news, più di un milione al giorno.

(di Titti Santamato/ANSA)

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