Terrorismo: pronto ad attentati, arrestato un macedone

Un fucile imbracciato da una persona che si allena su internet
I Carabinieri dei Ros hanno arrestato un macedone di 29 anni in provincia di Potenza accusato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo internazionale. (ANSA/UFFICIO STAMPA CARABINIERI)

ROMA. – Nella sua stanza una tana jihadista dove custodiva droni, abbigliamento militare e novecento video con le istruzioni per addestrarsi a modificare armi. E il passo successivo, per gli investigatori, non avrebbe potuto essere che un attentato. Agim Miftarov, un macedone di 29 anni arrestato per terrorismo dai Carabinieri del Ros, era ormai radicalizzato e aveva costruito una rete di quattromila contatti su Facebook.

Le accuse sono di addestramento finalizzato ad attività di terrorismo internazionale. L’uomo, che viveva in un appartamento a Tolfa, in provincia di Roma, dopo le perquisizioni dei carabinieri, era stato trasferito il 27 aprile scorso in un centro di permanenza per il rimpatrio, nel Potentino, dove è stato poi arrestato. Miftarov lavorava come boscaiolo e viveva da eremita.

Negli anni, attraverso il web, aveva stretto diverse amicizie jihadiste, cercava di tenerle ben nascoste, tanto da aver sviluppato una sorta di terrore nei confronti delle forze dell’ordine. Rifiutò anche di andare in pronto soccorso quando si ferì ad una mano con un’ascia per paura di destare qualsiasi sospetto e subire una perquisizione, ma le indagini dei militari del Ros – coordinate dal pm Sergio Colaiocco – hanno fatto luce su una serie di elementi che hanno permesso di bloccarlo in tempo.

“La gravità ed attualità dei fatti fa ritenere imminente e concreto il pericolo che dalle condotte dell’indagato scaturissero reati ancora più gravi quale quello di porre in essere un attentato attesa l’azione di auto-addestramento compiuto”, scrive il gip Anna Maria Gavoni, nell’ordinanza di custodia cautelare.

Dall’analisi del suo cellulare è emersa una galassia del mondo terrorista che l’uomo frequentava sul web: dalle immagini inneggianti all’Isis, ai quattromila contatti di persone simpatizzanti della jihad, anche in Siria, ai filmati sulla fabbricazione di armi, costruzioni di pistole taser, video su tecniche di addestramento e manuali di utilizzo di droni come quelli che aveva in casa e sui quali si esercitava.

Più volte aveva fatto anche ritorno nel suo paese di origine ed era rientrato l’ultima volta in Italia lo scorso novembre. L’indagine è il risultato di uno approfondito monitoraggio del web condotto dal Ros fin dal 2009 per identificare soggetti a rischio di radicalizzazione jihadista.

(di Lorenzo Attianese e Marco Maffettone/ANSA)

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