Decreti e nomine, braccio di ferro M5S-Lega. Slitta Cda Rai

La statua del ''Cavallo morente '' di Francesco Messina, esposta all'ingresso della sede Rai di viale Mazzini a Roma,
La statua del ''Cavallo morente '' di Francesco Messina, esposta all'ingresso della sede Rai di viale Mazzini a Roma, ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – A colpi di decreti, mantenendo compatto il patto di governo ma cercando, ognuno nel suo campo, uno spazio via via più ampio. Luigi Di Maio e Matteo Salvini procedono su vie quasi parallele, smussando i possibili “casus belli” ma tenendo una certa distanza, perlomeno tematica. E all’indomani del dl dignità si moltiplicano i potenziali “incroci pericolosi” tra i due, a cominciare da quello delle nomine.

Rai e Cassa Depositi e Prestiti restano i nodi più delicati dove un accordo appare ancora lontano e ostacolato da veti incrociati. I due dossier sono strettamente legati ed è probabile che, se uno prevarrà il segno pentastellato sull’altro sarà quello leghista ad avere la meglio.

Nel frattempo, per la composizione del Cda Rai, si opta per uno slittamento: le Camere voteranno i 4 componenti che loro competono il 18 luglio e non più l’11. Il 19 i dipendenti di viale Mazzini voteranno il loro rappresentate e negli stessi giorni il governo indicherà, attraverso il Mef, i restanti due nomi. Nomi che dovranno passare al vaglio della commissione di Vigilanza il cui insediamento è previsto solo l’undici luglio e sulla presidenza della quale l’accordo è ancora lontano.

Lo schema secondo cui la Vigilanza andrebbe all’azzurro Maurizio Gasparri e il Copasir al Dem Lorenzo Guerini continua infatti a mietere malumori: nel M5S, nel primo caso; nella Lega, nel secondo. Il 13 luglio toccherà invece a Cdp rinnovare i propri vertici e anche qui i veti incrociati rallentano i tempi. “Il nostro schema è “uno bravo, uno bravo, uno bravo” e non “un comunista, un socialista e un democristiano”, spiega un sottosegretario M5S facendo capire che, se necessario, con la Lega il Movimento non farà sconti.

E, per Cdp, cresce tra i 5 Stelle l’intenzione di mettere alla guida “un outsider bravo, che non sia parte della macchina dello Stato”. Un profilo che potrebbe calzare per Fabio Vaccarono, country manager di Google che, secondo i rumors parlamentare, il M5S vedrebbe bene come dg Rai. Intanto la Lega da un lato si dice pronta a “migliorare” il dl dignità e dall’altro mette in campo un rilancio a forza di decreti e proposte di legge tutte in chiave sicurezza: dalla sperimentazione del Taser in 11 città, il cui decreto è stato firmato oggi, alla legittima difesa che Salvini vorrebbe vedere in Parlamento prima della pausa estate.

Ma, a intorbidire i rapporti tra M5S e Lega c’è anche la sentenza della Cassazione sui fondi del Carroccio. Una sentenza che, nel M5S, accolgono con imbarazzato silenzio e che vede il vice premier Di Maio, questa mattina all’Ania (dove era con Salvini, tra i due è intercorsa una veloce stretta di mano), glissare sulle domande sulla vicenda. Un silenzio, quello di Di Maio, che sulla sua bacheca facebook viene peraltro prontamente sottolineato dagli utenti.

Nel pomeriggio il vice premier si reca invece nel “suo feudo”, il casertano, assieme al ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Il motivo? Lanciare un decreto di chiara marca pentastellata, quello che trasferisce all’Ambiente la competenza sulla Terra dei Fuochi.

(di Michele Esposito/ANSA)

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