Thailandia: prove di nuoto per ragazzi in grotta, ma troppi rischi

Soccorritori all'entrata della grotta.
Soccorritori all'entrata della grotta. EPA/PONGMANAT TASIRI

MAE SAI (THAILANDIA). – Bisognerà attendere ancora per il ritorno in superficie dei 13 calciatori thailandesi bloccati dal 23 giugno nella grotta Tham Luang. Una stima dei tempi necessari non è stata fornita dai responsabili delle operazioni: i rischi sono ancora troppi, e i ragazzi non hanno ancora riacquistato completamente le forze. Le squadre di soccorso continuano però a preparare l’impresa senza sosta, con la speranza che l’odissea possa terminare prima delle intense piogge previste tra pochi giorni. E nel frattempo, i giovani calciatori stanno iniziando a fare pratica di immersioni.

Le attese per un recupero nella giornata sono state frenate già in mattinata dal governatore Narongsak Osatanakorn, responsabile delle operazioni. “L’acqua è ancora troppo alta”, ha detto ai reporter. “Il livello è sceso ma non abbastanza. E anche se non possiamo attendere una situazione perfetta senza acqua, per il recupero è ancora presto”, ha aggiunto.

Centinaia di soccorritori continuano ad alternarsi nella grotta per affrontare l’immensa sfida logistica di rendere praticabile il ritorno dei ragazzi attraverso un tortuoso labirinto tra le rocce, ancora per gran parte sommerso. Narongsak ha fatto capire che il ritorno potrebbe avvenire in tempi diversi, a seconda di quanto i singoli ragazzi saranno pronti.

Nell’incertezza sulle condizioni del percorso al momento del recupero, i giovani calciatori stanno facendo pratica con le maschere per le immersioni. Ma siamo appena ai preliminari, per un gruppo che non sa neanche nuotare. La distanza tra l’entrata principale della grotta e il punto dove si trovano – quasi quattro chilometri – è percorsa dagli esperti in oltre tre ore, e molti tratti sono ancora sott’acqua. In alcuni tratti si cammina, in altri serve immergersi nell’acqua torbida o persino strisciare, perché il passaggio è talmente stretto che è difficile far entrare una persona con la sua bombola di ossigeno.

Nel frattempo, dalla sponda fangosa dove i ragazzi sono bloccati da undici giorni sono stati diffusi tre nuovi video che li mostrano di buonumore e capaci di scherzare, anche se visibilmente dimagriti. Le immagini dei Navy Seals che stanno con loro li mostrano avvolti da coperte termiche mentre si presentano uno a uno e ringraziano i loro soccorritori con il tradizionale “wai” thailandese a mani giunte. In un altro video, si vede un militare medicare una leggera ferita alla gamba di uno dei ragazzi, tutti tra gli 11 e i 16 anni.

Quello meno in forze rimane l’allenatore: la stampa thailandese lo sta elogiando perché avrebbe sacrificato la sua parte di cibo e acqua per darla ai ragazzi, mantenendoli composti nonostante oltre 220 ore in condizioni da incubo.

Idealmente, il recupero andrebbe preparato con gradualità. Il problema è che nuove piogge monsoniche sono previste per lunedì e martedì, con fino a 10 millimetri di precipitazioni. La speranza rimane quella di riportare alla luce i 13 prigionieri della grotta prima che l’acqua torni a salire. Per impedire che ciò succeda, oltre a estrarla con le pompe si cerca di deviare qualsiasi ruscello entri dalla montagna, e da ieri sera i militari sono riusciti a farlo in due occasioni.

Si continua anche a cercare nuove possibili uscite, provando a scavare nei pertugi individuati. Ma a meno di clamorose scoperte di cavità comunicanti, per riportare in superficie i ragazzi servirà passare dall’entrata principale, si spera con meno immersioni possibili.

(di Alessandro Ursic/ANSA)