Merkel si salva, ma Spd frena su accordo migranti

Martin Schulz e Angela Merkel
Martin Schulz e Angela Merkel © ANSA FOTO. EPA/OMER MESSINGER

BERLINO – Superata la crisi col ministro bavarese, Angela Merkel sarà davvero in salvo solo se i socialdemocratici le daranno ancora una volta una mano, e si faranno andar bene i “centri-transito” di Horst Seehofer. Un film già visto a Berlino, in cui il contesto che vincola, quasi schiaccia, l’SPD (ancora in apnea stando ai sondaggi) col passare dei mesi non cambia.

Tirato per i capelli nella Grosse Koalition del Merkel IV, per non finire con l’essere responsabile di condannare il paese a una pericolosa instabilità politica, il partito di Olaf Scholz e Andrea Nahles non sembra avere scelta neppure adesso. Riuniti n un vertice di coalizione, in cancelleria, dovranno dire se approvano l’accordo dell’Unione sui centri per migranti registrati negli altri paesi Ue, comunicato nella tarda serata di ieri dalla cancelliera e il suo ministro dell’Interno ribelle.

Che all’indomani del “passo indietro dal passo indietro”, peraltro, gode di pessima stampa. La “soluzione” che per Merkel non tradirebbe lo “spirito europeo” ha visto già oggi un’alzata di scudi in Europa, con Sebastian Kurz, che minaccia di blindare il Brennero e l’Italia chiaramente in allerta. Seehofer incontrerà però sia il cancelliere austriaco che il ministro Matteo Salvini, nei prossimi giorni.

L’Spd non può accettare che i campi siano “chiusi”, “che vi siano famiglie di migranti sorvegliate davanti ai recinti”, è stato detto da alcuni compagni fra ieri e oggi. “Ci sono molti assegni in bianco”, ha sillabato la presidente Andrea Nahles, “e servono un accordo con l’Italia e con l’Austria”, ha aggiunto. “Prenderemo il tempo di cui abbiamo bisogno”, la conclusione.

Ormai soldato semplice, senza incarichi istituzionali, Martin Schulz è stato anche più sincero: “non può accadere che un paio di persone fuori di testa nell’Unione si insultano e si offendono per settimane, e adesso l’SPD deve decidere in 24 ore”. C’è anche un attacco senza mezzi termini alla Csu che, ormai “irresponsabile” nei confronti dell’Europa, sacrifica tutto alle urne in Baviera.

“Un partito trainato dal testosterone di un uomo più giovane e dal trip egocentrico di uno più anziano”, le parole scelte dall’ex leader del partito per Markus Soeder e Horst Seehofer.

Dei centri-transito non si sa molto: in via di concepimento. L’accordo siglato finora prevede che siano installati in una zona di 30 km alle frontiere con l’Austria, e che siano il luogo in cui individuare i migranti che abbiano chiesto asilo in altri Paesi Ue. Questo consentirebbe di trattarli come persone “mai arrivate in Germania”: come avviene nelle omonime zone degli aeroporti.

I migranti sarebbero sottoposti a procedure più rapide, e rispediti indietro ai Paesi competenti, nel caso in cui vi fossero gli accordi amministrativi con questi. Diversamente, sarebbero rimandati in Austria, sulla base di un’intesa con Vienna, che per ora non c’è.

La fragilità di questo impianto è stata rilevata anche da alcuni giuristi: è il caso di Joachim Wieland, che all’Handelsblatt ha messo in dubbio la possibilità giuridica di stabilire che nella “zona transito” non si sia ancora arrivati in Germania.

Una “finzione giuridica” non compatibile, secondo l’esperto, con la costituzione. Inoltre la possibilità di trattenere le persone in queste zone di transito (negli scali ad esempio) è molto limitata (solo pochi giorni) e bisognerà capire come i tedeschi intendano superare anche questo ostacolo. Su tutto questo, probabilmente, sarà importante l’intervento dell’Spd.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)