Marea umana contro Trump: “I migranti qui sono benvenuti”

Una delle donne nella manifestazione con un cartello con la scritta "Las familias merecen estar unidas"
700 manifestazioni nel mondo per tenere le famiglie unite. EPA/MICHAEL REYNOLDS

WASHINGTON. – Un fiume di persone a Washington. Una marea umana a Boston, Chicago, New York, Los Angeles, Portland in Oregon. Da est a Ovest. Da nord a sud. Fino in Texas, a ridosso della frontiera fra Usa e Messico. Al grido di “Famiglie Unite” un’ondata di proteste percorre gli Stati Uniti, per scandire il fermo ‘No’ alla ‘tolleranza zero’ voluta dall’amministrazione Trump in tema di immigrazione e scandire il suo slogan: ‘Migranti qui siete i benvenuti’.

Al centro della mobilitazione, che parte dalla capitale, l’appello accorato alla riunificazione delle famiglie di migranti separate al confine: i cartelli sono espliciti come la piazza ha abituato fin dall’indomani dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Ma questa volta l’immagine di bambole rinchiuse in gabbie tocca nel profondo una opinione pubblica che da giorni fa sentire la sua voce con focolai di proteste.

Quasi 600 le persone fermate (poi rilasciate) due giorni fa quando una marcia di donne è confluita in uno degli edifici che ospitano il Senato a Capitol Hill. Tra loro anche l’attrice Susan Sarandon, ‘veterana’ delle manifestazioni a Washington, ma la cui immagine con le mani alzate torna a gridare il dissenso. Centinaia di migliaia di persone in tutto il Paese. Circa 700 gli eventi, grandi e piccoli, in tutto il mondo.

“Non come la marcia delle donne all’indomani dell’insediamento di Trump. Forse c’era più gente anche alla manifestazione contro le armi a marzo. Ma la mobilitazione resta massiccia per un evento organizzato in pochi giorni e tramite il tam tam via web, spiega Martha Taylor guardando scorrere il fiume di gente lungo pennsylvania Avenue a Washington, diretto verso la sede del Congresso a Capitol Hill: “Del resto molti potevano anche decidere di non venire, visto che i giudici hanno già stabilito che le famiglie devono essere ricongiunte. Ma non ce la sentiamo di lasciare fare, ce ne dobbiamo occupare in prima persona”.

Martedì scorso un giudice federale ha deciso che i bambini separati dalle mamme e dai papà in seguito all’implementazione della cosiddetta linea della ‘tolleranza zero’ dovranno essere ricongiunti ai genitori, con un limite di tempo di 14 giorni per quelli con meno i 5 anni, e di 30 giorni per i più grandi.

Nel frattempo, però, molti dei loro genitori sono stati già espulsi e resta incerto il destino dei minori già nei centri di accoglienza. Centri come quelli visitati nei giorni scorsi dalla first lady Melania Trump al confine: prima in Texas, poi giovedì – una settimana dopo – in Arizona.

Fra gli slogan e i cartelli più creativi, anche tante ‘giacche’ con scritte “A me importa, e a voi?”, a contrastare il ‘messaggio’ sul parka della first lady nella sua prima visita al confine (“Non mi importa proprio niente, e a te?”), messaggio che rimane un mistero pur avendo scatenato polemiche.

Così fin dal mattino a La Fayette Square, sull’uscio della Casa Bianca, centinaia di persone sotto un palco dove si sono avvicendati gli appelli: quelli della cantante Alicia Keys (arrivata con il figlioletto di 7 anni) e dell’attrice America Ferrera. Ma anche quelli di bambini, fra i sette e i 10 anni che hanno letto lettere di sostegno ai loro coetanei migranti separati dalle loro famiglie.

Ma il presidente Trump alla Casa Bianca non c’era. E’ in New Jersey per trascorrere il weekend nel suo golf club.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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