Tempi duri per staff della Casa Bianca, “cacciati” da ristoranti

Sarah Huckabee Sanders in conferenza stampa rende conto di quanto successo nel ristorante Red Hen.
Sarah Huckabee Sanders in conferenza stampa rende conto di quanto successo nel ristorante Red Hen.

WASHINGTON. – Tempi duri per lo staff della Casa Bianca: i consiglieri più in vista sono aggrediti verbalmente al ristorante o cacciati per il solo fatto di lavorare con Donald Trump e sostenerne le politiche più controverse, come la separazione delle famiglie dei migranti alla frontiera col Messico. Un fenomeno senza precedenti in Usa, che ha aperto un dibattito nazionale, sui media e sul social, dividendo gli stessi democratici.

“Non ricordo un momento analogamente tribale nella storia recente”, ha ammesso lo storico Jon Meacham. La prima vittima è stato il consigliere politico Stephen Miller: l’alfiere del pugno di ferro sull’immigrazione è stato definito da un cliente ‘fascista’ in un ristorante messicano della capitale, notoriamente democratica ed ostile a Trump.

Poi è toccato alla ministra degli interni Kirstjen Nielsen, volto ufficiale della ‘tolleranza zero’, messa in fuga da alcuni contestatori in un altro locale messicano di Washington. L’ultimo episodio riguarda Sarah Sanders, la portavoce della Casa Bianca, cacciata da un piccolo ristorante della Virginia, il Red Hen di Lexington.

“Faccio sempre del mio meglio per trattare le persone, incluse quelle con cui sono in disaccordo, con rispetto e continuerò a farlo”, ha twittato Sanders. “Le ho spiegato che il ristorante ha certi standard da rispettare, come l’onestà, la compassione e la cooperazione”, ha raccontato la titolare, Stephanie Wilkinson, che ha ricevuto poi sulla rete plausi ma anche minacce.

Il tycoon è entrato a gamba tesa: “Il Red Hen Restaurant dovrebbe concentrarsi piu’ sul pulire le sue sudice tende, porte e finestre (hanno disperato bisogno di una mano di vernice) invece di rifiutarsi di servire una persona squisita come Sarah Huckabee Sanders. Ho sempre avuto una regola, se un ristorante è sporco fuori, è sporco dentro!”, ha twittato.

A finire alla berlina sono anche alleati di Trump, come l’attorney general della Florida Pam Bondi, spesso ospite della Fox, apostrofato in un cinema di Tampa con ‘tu sei una persona orribile’. E pure i millennials che lavorano alla Casa Bianca: secondo Politico, nessuno li invita più e i ragazzi sono addirittura costretti a usare app di appuntamenti per trovare dei partner (salvo, confessano, essere poi scaricati appena il lui o la lei di turno scopre per chi lavorano…).

L’opinione pubblica è divisa. C’è chi sostiene che il silenzio è complicità e che i conservatori che condividono il diritto di un pasticcere a negare la torta nuziale ad una coppia gay dovrebbero difendere anche il diritto di un ristoratore a rifiutare il servizio a coloro che sull’immigrazione, sulla sanità o altre questioni hanno posizioni in contrasto con le sue convinzioni politiche.

La deputata dem Maxine Waters, ad esempio, incoraggia questa forma di protesta negli spazi pubblici. Ma c’è anche chi dissente, come David Axelrod, l’ex regista della campagna di Barack Obama: “Questo, alla fine, è un trionfo per la visione dell’America di Donald Trump, ora siamo divisi da piatti rossi e piatti blu”, ha twittato, riferendosi ai colori dei due partiti.

Sulla stessa lunghezza d’onda il Washington Post, che in un editoriale invita a lasciar mangiare in pace il team di Trump perché “quelli che insistono che siamo in un momento speciale, giustificando l’inciviltà, dovrebbero pensare per un momento a quanti americani potrebbero trovare il loro momento speciale”.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

Lascia un commento