NEW YORK. – Principesse per una sera, sognando il red carpet di Hollywood. Da New York a Los Angeles e adesso anche a Londra non si acquista più l’abito per quell’occasione molto speciale: lo si affitta. Oltre Airbnb e Uber, è l’ultimo trend della “sharing economy”. Perché pagare cifre a tre e quattro zeri quando con un decimo del prezzo lo stesso capo griffato ti arriva in casa fresco di tintoria e per quattro giorni acquista diritto di cittadinanza nel tuo armadio?
Vestirsi come Beyoncé, sentirsi all’altezza di Anna Wintour. Agli ultimi Oscar, dalla sua sede pop-up di West Hollywood, una cinquantina di star di serie B che non volevano sfigurare sul tappeto rosso si sono rivolte a Armarium, un servizio di abiti in affitto che a New York ha sede e showroom su Fifth Avenue. Adesso, fino a fine mese, Armarium è sbarcato a Londra, in tempo per Ascot e garden party grazie a un accordo con Browns, la boutique di South Melton Street a Mayfair.
La formula è semplice. Con buona pace della duchessa di Cambridge, Kate Middleton, che può permettersi di fare il bis, e anzi ha adottato il frugale riciclo di capi già indossati come virtù, ci sono abiti che “chiedono” di non essere messi più di una volta. Che fare dunque al terzo matrimonio o party veramente speciale della stagione?
Armarium, che tra i suoi partner ha lo stilista Tommy Hilfiger e una delle fondatrici di Net-a-Porter, Carmen Busquets, offre abiti favolosi in una gamma di taglie e a volte con pedigree di “serie A”. In catalogo c’è ad esempio il vestito di Zimmerman messo una volta proprio da “Queen Bee”, il look Alexandre Vauthier di Kate Bosworth nella stagione degli Oscar e un Marc Jacobs di lamé che una volta ha Oprah Winfrey per un servizio fotografico di InStyle.
A Londra Browns contribuisce con pezzi di Alexander McQueen, Oscar de la Renta e Rosie Assoulin. “Lusso e affitto non sono parole che di solito vanno assieme”, ha detto la fondatrice di Armarium Trisha Gregory che si è fatta le ossa come PR di Ferragamo. Tanti fattori congiurano per spingere questo segmento di mercato: da un lato l’ambizione di persone normali di vestirsi come dive e principesse, dall’altro quella di non ingombrare gli armadi capi che si portano solo una volta.
“E’ un nuovo di fare shopping, più inclusivo e sostenibile in un momento in cui, mentre cerca di eliminare il superfluo, la gente continua a aspirare a possedere qualcosa di nuovo”, spiega la Gregory che a sua disposizione ha una squadra di “Voguettes” e esperte di stile come Micaela Erlanger – ha creato i look del red carpet di Lupita Nyong’o, Blake Lively e Michelle Dockery – in grado di consigliare le clienti ma anche di rintracciare capi unici sul punto di essere abbandonati dai precedenti proprietari.
(di Alessandra Baldini/ANSA)