Scintille tra Salvini e Di Maio sui Rom. Conte li frena

Giuseppe Conte tra Di Maio e Salvini
Giuseppe Conte tra Di Maio e Salvini

ROMA. – Quella che si gioca nel governo è, forse, la prima partita che fa emergere le differenze tra due alleati che – se l’Europa – accomuna con la tendenza al populismo, l’Italia vede conversare con elettorati decisamente diversi. E in scena è scesa in campo la “ruspa” salviniana che, al di là di correzioni e attenuanti, lascia visibile ben più di un solco tra le due anime politiche del governo giallo-verde.

A dare la cifra dello “scontro” – tutto giocato sulla questione del censimento dei rom – c’è il primo intervento da arbitro cui è costretto il premier Giuseppe Conte che fino a oggi ha mostrato grande cautela nel mantenere un difficile equilibrio tra i due ‘soci’ di maggioranza relativa dell’esecutivo.

“Qui nessuno ha in mente di fare schedature o censimenti su base etnica, che sarebbero peraltro incostituzionali in quanto palesemente discriminatori. Il nostro obiettivo è individuare e contrastare tutte le situazioni di illegalità e di degrado ovunque si verifichino, in modo da tutelare la sicurezza di tutti i cittadini”, è la secca presa di posizione del premier che fa seguito ad una serie di scaramucce tra Di Maio e Salvini pronti, subito dopo, a piegarsi alla ragion di Stato garantendo – uno, il leghista – che “non è questa la priorità”, e l’altro – il capo politico dei 5 Stelle – che ben venga la correzione di rotta del collega ma che, proprio no, di censimenti non si deve parlare.

In un rapporto forzato senza il quale il paese, molto probabilmente, segnerebbe oltre 100 giorni senza governo, i due leader cercano di fare buon viso a cattivo gioco. Ma non nascondo che sotto la cenere la brace brucia eccome. “Lo so anch’io che il censimento dei rom non è nel contratto. Ma credo che il rispetto del codice penale e civile da parte di tutti sia più importante del contratto di governo”, sottolinea infatti il ministro dell’Interno.

Insomma, nessun attacco al dettame costituzionale nè alla ‘granitica’ intesa del contratto così faticosamente portato a casa. Ma nemmeno, è l’avvertimento del leader del Carroccio, una resa incondizionata per il ‘credo’ leghista: “io penso che il rispetto del codice penale e civile da parte di tutti sia più importante del contratto di governo”, avverte infatti Salvini forse giocando di sponda con la secca presa di posizione di Conte che però una concessione gliel’ha fatta dicendo che “il nostro obiettivo è individuare e contrastare tutte le situazioni di illegalità e di degrado ovunque si verifichino, in modo da tutelare la sicurezza di tutti i cittadini”.

“Per quanto riguarda le comunità rom – è poi l’aggiunta del premier apprezzata da Salvini -, ben vengano iniziative – peraltro già sperimentate negli anni in varie città italiane – mirate a verificare l’accesso dei bambini ai servizi scolastici, alla luce del fatto che non di rado vengono tenuti lontani dai percorsi obbligatori di istruzione e formazione cui ogni minore ha diritto”.

E se in diplomazia il risultato ottenuto può essere festeggiato, in politica il suono che si sente non è certo quello del tintinnare dei brindisi. Se Matteo Salvini va a caccia di migranti e rom con i suoi censimenti, Luigi Di Maio non si fa scavalcare e imbraccia l’artiglieria contro i ‘parassiti’ dello Stato promettendo una guerra senza frontiera alla ricerca dei raccomandati che si annidano nella pubblica amministrazione. A partire dalla Rai. E proprio sul servizio pubblico, c’è quasi da scommetterci, si potrà vedere un nuovo scontro tutto interno al governo. Del resto il rinnovo del Cda della Rai scade il prossimo 30 giugno.

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