Petrolio affonda a New York su aumento delle quote di Russia e Arabia

Operaio camminando sopra dei barili di petrolio accatastati
Tonfo petrolio a -7,3%

ROMA. – Il petrolio ‘affonda’ in chiusura a New York: l’oro nero, per tutta la giornata in calo, in attesa dell’apertura delle piazze asiatiche, cede infatti oltre il 3% (il 3,03) chiudendo sul mercato americano a 64,86 dollari al barile. Il petrolio per tutta la giornata ha registrato cali considerevoli. A pesare sulle quotazioni le prospettive di produzione che saranno affrontate nella prossima riunione dell’Opec del 22 giugno prossimo in cui Russia e Arabia Saudita potrebbero spingere per un aumento delle quote.

Il Wti e il Brent hanno perso in giornata ben oltre il 2% con un minimo di seduta rispettivamente a 64,65 dollari e 73,32 dollari al barile.

Le pressioni di russi e sauditi per un allentamento dei limiti, secondo gli analisti contattati dall’agenzia Bloomberg, incontreranno la decisa resistenza da parte di Iran, Iraq e Venezuela. “I russi – spiega John Kilduff di Again Capital – stanno spingendo per un aumento maggiore di quello atteso in precedenza e l’Opec adesso è divisa. I sauditi stanno cercando di dare una certa moderazione, ma sarà una settimana volatile”.

Secondo alcune fonti, i russi punterebbero a un aumento di 1,5 milioni di barili (vale a dire quello che mancherà al mercato a causa delle crisi relative a Venezuela e Iran), mentre l’Arabia Saudita ha affrontato due diversi scenari, con incrementi tra 500mila e 1 milione di barili. Insomma “l’aumento della produzione sembra essere sicuro, la domanda è di quanto”, conclude Carsten Fritsch di Commerzbank.