Femminicidio a Verona, la strozza e simula suo suicidio

Il corpo della donna viene portato via dalla polizia mortuaria.
Il corpo della donna viene portato via dalla polizia mortuaria. ANSA/DANIELE BENNATI

VERONA. – Un laccio al collo legato ad un termosifone in cucina, a simulare un suicidio. Ma la polizia non ha creduto un attimo al gesto auto-lesionistico per spiegare la morte di Fernanda Paoletti, una 77enne trovata cadavere a Verona ancora il 4 giugno scorso. Per dieci giorni ha indagato senza far filtrare nulla, nessuna indiscrezione è arrivata ai media, e alla fine la squadra mobile ha scoperto l’autore dell’omicidio.

Un vicino di casa della vittima, Pietro di Salvo, che da un anno era l’amante dell’anziana e che lunedì scorso, dopo essersi recato a casa sua con un cordino, l’avrebbe soffocata, architettando poi la messinscena del suicidio sul termosifone. La prova più importante – è stato spiegato in una conferenza stampa in Questura – è arrivata con gli accertamenti di laboratorio: sulla corda verde che chiudeva il collo dell’anziana c’era il Dna di Di Salvo. Un pezzo della stessa fune è stato scoperto nell’automobile del 72enne.

Da qui l’accusa di omicidio con l’aggravante della premeditazione. Quel tipo di cordino, peraltro, non era mai stato visto prima dalla persona che svolgeva i lavori di pulizia in casa Paoletti. Fernanda era separata da molti anni. Di Salvo è sposato e padre di due figli. Lei viveva in un appartamento di Via Unità d’Italia, lui in un condominio poco distante.

Si erano conosciuti circa un anno fa, e in breve era nato un rapporto sentimentale, che però rimaneva nella clandestinità. Il 72enne non voleva infatti saperne di rendere pubblica la relazione, mentre la compagna voleva spingerlo a dire la verità alla famiglia. Tra le cause dell’omicidio potrebbe esservi questo contrasto. I due si vedevano regolarmente ogni lunedì.

Una storia di cui era all’oscuro anche il figlio di Fernanda. E’ stato lui a scoprire il corpo della madre, la sera stessa del delitto, il 4 giugno. Era preoccupato perchè la mamma non rispondeva al telefono. Entrato in casa ha trovato il corpo, supino, con la corda al collo. Agli investigatori è apparso chiaro che chi aveva ucciso aveva tentato di far passare l’accaduto come un suicidio.

L’analisi delle frequentazioni sentimentali dell’anziana ha portato i poliziotti sulle tracce di Di Salvo. Le risultanze delle indagini condotte dalla squadra mobile e coordinate dal sostituto procuratore Beatrice Zanotti hanno dato conferma all’ipotesi dell’omicidio.

Alla polizia l’arrestato ha reso piena confessione, spiegando di aver litigato con Fernanda perchè la vittima voleva che la relazione fosse alla luce del sole. Ne sarebbe nato un diverbio acceso nel corso del quale l’anziana lo avrebbe insultato. Di Salvo ha detto di aver reagito a questa provocazione. Ma gli inquirenti sospettano invece che avesse già pianificato tutto. Prima che gli agenti arrivassero a lui, l’uomo si era presentato in ospedale, dicendo di accusare un malore. Ora è piantonato in reparto, in attesa di essere condotto nel carcere di Montorio.

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