Pil in frenata. Fmi: “Fiducia in Italia, ma attenti ai conti”

operai al lavoro nella catena di montaggio della Fiat Panda nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Industria
In una foto d'archivio, operai al lavoro nella catena di montaggio della Fiat Panda nello stabilimento di Pomigliano d'Arco a Napoli. ANSA / CIRO FUSCO

ROMA. – La curva del Pil ha segnato già una gobba e non fa altro che guardare verso il basso. La traccia lasciata dall’indice anticipatore, ‘spia’ di quel che accadrà, non lascia dubbi. L’Istat parla di “un’ulteriore riduzione”, segnale di “una fase di rallentamento dei ritmi produttivi” nei prossimi mesi. Intanto il Fondo monetario internazionale esprime “fiducia” sull’Italia, sulla possibilità che il nuovo governo metta in pista “politiche per mantenere la sostenibilità dei conti”, vista l’importanza, non manca di sottolineare, di “salvaguardare le finanze pubbliche”.

Come noto l’export e gli investimenti hanno smesso di fare da leva e tutto sembra sulle spalle della spesa delle famiglie. Ma si intravedono nuvole all’orizzonte. Le vendite al dettaglio hanno registrato uno scivolone (-4,6%), che riporta indietro al 2013, e se si guarda solo all’alimentare (-7,3%), addirittura al 2005. Molto è dovuto all’effetto Pasqua, quest’anno caduta prima, lasciando aprile al secco.

Ma per i consumatori c’è di più: la fiducia degli italiani inizia a scarseggiare. La crescita dell’occupazione e della produttività del lavoro, seppure a piccoli passi, non sembrano bastare. Anche perché ora a minacciare il potere d’acquisto c’è anche la risalita dei prezzi, maggio raddoppiati all’1,1%.

L’Istituto di statistica prende atto della ripresa dell’inflazione ma non manca di evidenziare una dinamica “decisamente inferiore a quella dell’area euro”. Un’inversione di rotta che dà da pensare riguarda la manifattura, motore dell’intera economica. “Nell’ultimo periodo si manifestano segnali di indebolimento all’interno del settore industriale”, avverte l’Istat.

Insomma se nel primo trimestre del 2018 il Pil aveva raccolto un +0,3%, per i mesi primaverili si rischia di totalizzare ancora meno. Se il Prodotto interno si assottiglia la situazione diventa più difficile per tutta la contabilità nazionale, che al Pil inevitabilmente si rapporta. Ecco che l’Fmi invita il neo-esecutivo, con cui ancora non ci sarebbero stati incontri, a “costruire sulle riforme del passato”.

Finora un contributo forte è stato fornito dalla spesa delle famiglie, ma dai dati sul commercio al dettaglio, ovvero sui consumi più frequenti, emerge una battuta d’arresto, che va oltre il pranzo di Pasqua, visto che su base annua le vendite di farmaci calano del 2,5%. Fa eccezione il commercio on line, che ad aprile segna un’impennata del 16,2%, in netto contrasto con i ribassi di supermercati (-8,3%) e piccoli negozi (-3,9%).

Il Codacons si dice preoccupato, sostenendo che “la Flat Tax rischia di aggravare la situazione”. Federconsumatori lamenta uno stato di “incertezza” mentre secondo l’Unc un crollo come quello di aprile “non si spiega solo con la diversa collocazione di una festività”.

Per Confesercenti la caduta delle vendite è un “pessimo segnale”. Se non altro, è la posizione di Federdistrubuzione, il dato testimonia un atteggiamento quanto meno “prudente” da parte delle famiglie.

(di Marianna Berti/ANSA)